Tessile tecnico, vola il fatturato. Nel Biellese aziende leader a livello mondiale

Nel distretto della lana, il tessile tecnico conquista il suo spazio e festeggia il nuovo primato europeo che il settore ha guadagnato, in quanto emblema della creatività, della ricerca e della propensione a innovare. Seppure un po’ “in ombra” anche nel Biellese i contributi delle eccellenze sono parecchi e stanno dimostrando  che oggi il comparto è sempre più indispensabile alla filiera.
Se il Made in Italy è ormai diventato un brand che difende la manifattura da monte a valle, in tutto il mondo il tessile 5.0 si è fatto sempre più vitale e dinamico. Il comparto fonda infatti il suo valore su materiale evoluto nelle performance, applicabile ai più diversi ambiti dall’aerospaziale alla chirurgia, dallo sport all’edilizia, dalla nautica all’elettronica e alla sicurezza sul lavoro.
Il contributo in termini di fatturato e occupazione nel Biellese è dunque significativo. Le imprese hanno diversificato l’offerta tradizionale di stoffe in fibre pregiate per l’abbigliamento, per le quali il capoluogo è conosciuto nel mondo, con  prodotti sempre più fondamentali nella vita quotidiana. Fra queste c’è chi ha scelto il tessuto non tessuto, altre il filone medicale. C’è chi lavorano su filati a elevate prestazioni, per filtrazione dell’aria o per tessuti protettivi caratterizzati da alte resistenze al calore e al fuoco.
Molte di queste aziende aderiscono a Pointex (il Polo di innovazione tessile che fa capo a Città Studi) e che in questi giorni si trova in missione in Canada, tra Montreal e Ottawa,  per approfondire l’utilizzo di materiali “dual use”: «Stiamo seguendo il progetto europeo Eu-Alliance che offre l’opportunità ai nostri associati di avere una panoramica del mercato e delle opportunità proprio per le Pmi europee. Per questo stiamo visitando aziende ed enti specializzati in tessile/difesa/sicurezza/deep tech» conferma Paola Fontana, responsabile della divisione Servizi, Ricerca e Sviluppo di Pointex.
Il fatturato del comparto italiano del Tessile tecnico intanto ha superato i 6,7 miliardi di euro (sui 26 totali registrati in Europa) sorpassando competitor  tradizionali come i Paesi nord europei. Il turnover dei Tessili Tecnici made in Italy  rappresenta il 37,9 per cento della produzione tessile italiana e il 25,8 per cento dell’intera produzione del continente. L’export arriva quasi al 50%, pari a un valore di oltre 3 miliardi. Il settore occupa poco più di 27.000 addetti in circa 2.800 aziende, caratterizzate da una piccola dimensione, con un altissimo livello di specializzazione e ricerca ai fini dello sviluppo di sempre nuove performance dei materiali.
«Ma sul territorio abbiamo dei leader mondiali in questo settore, fra i più grandi fornitori nell’arredamento, nell’automotive, nel medicale. Nel nostro caso si tratta di aziende molto strutturate  e con fatturati importanti anche se la loro visibilità non è così alta come per il tessile tradizionale. I nostri tessili tecnici lavorano con i grandi brand, si parla di Ikea, di case automobilistiche, e di settori che sono “distanti” dalla nostro immaginario manifatturiero tradizionale» spiega Maurizio Mancini a capo della sezione Nobilitazione e Tessili tecnico dell’Unione industriale. «E’ un campo in forte sviluppo e che ha una grande credibilità, quella che del resto caratterizza tutto il distretto. Va però tenuto presente che ha complessità particolari, a partire dalle certificazioni molto più restrittive e numerose, che richiedono tempo e investimenti notevoli. Certamente sono stati loro i precursori sul controllo capillare del prodotto. Gli stessi macchinari sono pensati ad hoc, e su questo bisogna riconoscere che la possibilità di dialogare con i costruttori  sul territorio ha avuto la sua rilevanza, perché ogni passaggio di lavorazione  richiede performance specifiche, funzionalità e  competenze ad alto livello».

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