Una laurea triennale sulla moda. Così Biella sale in cattedra

Il futuro della moda passa da Biella. Non tutti ancora ci credono. Ma che Biella stia emergendo un po’ di più nel mare magnum di un comparto dalle mille interconnessioni è sempre più evidente. Così è pronta a partire la prima edizione della Summer School “Fashion Media Studies” progettata dall’Universi di Torino. E le ambizioni si allungano anche a un triennio di laurea dedicato alla moda che potrebbe aprirsi già il prossimo anno rafforzando l’immagine del distretto per proiettarla in tutto il mondo.
«Biella è stata scelta da UniTo come luogo ideale per proporre una Summer School dedicata al fashion, dove si respira la tradizione, la cultura del tessile e della moda, ma soprattutto la creatività che ha un respiro internazionale». Giulia Carluccio, prorettrice dell’ateneo torinese e docente di cinema, fotografia e media, racconta il progetto che debutta il 21 settembre, dedicato ai laureati e ai dottorandi che vogliono comprendere meglio il peso dell’impatto della moda sulla società e sulla cultura visuale che sottende.
«L’offerta formativa costruita d’intesa con un territorio che si è dimostrato un interlocutore fondamentale, va proprio in questa direzione. Forti dell’esperienza del master degree di Cultural Heritage (lanciato lo scorso anno), ora allarghiamo il raggio di azione a nuovi soggetti. Il distretto è vivace, attento, sensibile e ci è sembrato naturale, con questa prima edizione del corso, partire da qui. Ben inteso che l’obiettivo è quello di proseguire nel percorso, di crescere acquisendo una prospettiva internazionale, perché Biella stessa è certamente un sinonimo di eccellenza in tutto il mondo».
La conferma è giunta dagli stessi docenti invitati a partecipare. La masterclass si aprirà infatti con Eugenia Paulicelli, della City University of New York. «Ha risposto immediatamente con entusiasmo alla chiamata, interessata non solo al suo intervento ma a conoscere l’operatività biellese» prosegue Carluccio. «Intanto stiamo pensando anche a un triennio di laurea superiore dedicato alla moda. Siamo in fase progettuale e si è riconfermato esemplare il modo di interagire degli attori locali, da Città Studi, in primis, alle aziende. Abbiamo trovato una ricchezza di intenti che ci fa sperare nell’attivazione del corso già nel 24-25. Ovviamente calibreremo bene il profilo per differenziarlo dagli altri esistenti e, come la Summer School, attrarrà giovani da tutto il mondo». Al momento sono una trentina i candidati qualificati che provengono da tutto il Nord Italia e perfino da Catania.
«La percezione che abbiamo è che nel Biellese sia in atto un grande dinamismo, una volontà di intercettare tendenze di ampio respiro e di peso internazionale, lo stesso appoggio che abbiamo ricevuto lo dimostra. Il tessile è vivo e la vasta esperienza d’impresa può trovare spazio anche nell’arte e nella cultura, basti pensare al grande potenziale degli archivi tessili, del patrimonio materiale e immateriale. Per questo ci piace essere partner di questa nuova crescita. Biella per noi non solo è una sede decentrata ma un territorio in cui sperimentiamo».
Per la Summer School è stato cercato approccio interdisciplinare su più aspetti: l’immagine, la relazione con la dimensione digitale, l’intelligenza artificiale, gli aspetti simbolici e semiologici, economici e sociologici che coniugano la storia della moda all’evoluzione antropologica. Interverranno anche imprenditori innovativi. L’obiettivo è di formare figure che sappiano mutuare la concretezza con valori e linguaggi contemporanei.
«Come accade anche in altri settori del Made in Italy, dove convivono produzioni ragionate e consumi legati ai fenomeni mutevoli la parte più solida e sostenibile della moda sarà destinata a crescere convivendo con la cultura del quotidiano. Per questo sono importanti gli approfondimenti sociologici che tengono conto del panorama attuale. L’abito fa il monaco, è vero, ma non in senso negativo. L’abito comunica ha un potenziale, è un insieme di segni che scegliamo ogni giorno quando indossiamo un capo. Ha una valenza culturale imprescindibile e affascinante».

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