
( foto asl biella)
L’Asl sta progettando attività che siano attente alle differenze di genere e di sesso perché l’insorgenza di molte malattie ne è influenzata
C’è una differente prospettiva della salute quando si considera l’incidenza di alcune malattie negli uomini e nelle donne: diverse patologie colpiscono più facilmente i maschi, altre le femmine.
Di questo si occupa la medicina di genere, che sta diventando una nuova importante frontiera per l’Asl di Biella. Lo dimostra il convegno che si è svolto nei giorni scorsi all’ospedale, nell’ambito di una formazione specifica richiesta dal Sistema Sanitario Nazionale.
Responsabili scientifici del convegno sono stati Francesco Leone, direttore di Oncologia dell’Asl di Biella e referente sulla medicina di genere, e Maria Ruggieri, responsabile della Medicina del Lavoro per l’Asl di Biella e co-referente aziendale sempre per la medicina di genere.
Durante la prima parte della giornata è stato presentato lo stato dell’arte della medicina di genere, analizzando in particolare gli sviluppi ottenuti a livello regionale e locale. Tra i relatori sono intervenuti professionisti di riferimento, tra cui Sara Baccarini, ricercatrice del Center of Gender-Specific Medicine dell’Istituto Superiore di Sanità, Enrica Ciccarelli, endocrinologa e presidente della sezione torinese dell’associazione italiana Donne Medico, Tiziana Vavalà, del comitato tecnico Medicina di Genere della Regione Piemonte e Paola Possanzini, vicepresidente Amigay onlus. Inoltre Roberta Gallo, infermiera referente Primary Nursing dell’Asl, ha presentato il modello organizzativo inclusivo della cartella infermieristica.
Le evidenze accertate dai dati epidemiologici e statistici nazionali mettono in evidenza come ci sia una diversa incidenza di alcune malattie. La correlazione è in riferimento al genere e al sesso, intendendo nel primo caso il vissuto e i ruoli di una persona in termini di mascolinità o femminilità, mentre nel secondo caso si fa riferimento alle caratteristiche biologiche e anatomiche dei pazienti.
La medicina di genere è un tipo di approccio che comprende tutte le discipline biomediche. Per esempio, per quanto riguarda le patologie neurologiche, il sesso e il genere possono influire sullo sviluppo della sclerosi multipla e delle cefalee, e lo stesso accade per quanto riguarda la risposta alle cure: è diversa nel caso delle donne e degli uomini.
Dati nazionali ed europei sottolineano poi altre differenze: per esempio le patologie cardiovascolari colpiscono più frequentemente i maschi rispetto alle femmine. Per contro, le malattie neurodegenerative hanno una maggiore incidenza nelle femmine. E anche per quanto riguarda il sistema immunitario esistono differenze.
Dal punto di vista oncologico la medicina di genere ha un forte impatto: come ha spiegato Sara Baccarini «i dati di mortalità del Sistema Informatico Europeo sul cancro del 2022 e i dati d’incidenza pubblicati dallo International Agency for Research on Cancer nel 2023 indicano che, tra i tumori maligni che non coinvolgono tessuti riproduttivi, quelli al polmone, al colon retto, alla vescica e allo stomaco sono più frequenti in soggetti di sesso maschile, mentre quelli della tiroide e del pancreas colpiscono più spesso gli individui di sesso femminile».
Ha spiegato poi Sara Baccarini: «Molte malattie presentano differenze associate al sesso e al genere nell’incidenza, nei sintomi, nella progressione, nella risposta alle malattie, nella risposta alle terapie e anche nella prognosi, a causa di fattori che non sono solo di tipo biologico, ma sono anche fattori associati al genere. L’obiettivo generale risiede nella creazione del migliore percorso medico e di cura per ogni individuo, rafforzando quindi il concetto di medicina personalizzata».
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