Vignaioli biellesi al Vinitaly

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Le aziende investono e ampliano la superficie vitata e i nebbioli del Nord Piemonte riscuotono sempre più apprezzamenti oltre che dai mercati esteri anche da quello di casa. Per molti produttori ora è il momento di credere nell’enoturismo.«Biella può diventare una nuova Langa? Sì, ma i tempi non sono pronti. Gli ettari vitati a Lessona sono 22. Troppo pochi. Ci vuole almeno una generazione. Le potenzialità ci sono tutte, a partire da un vino unico per eleganza. Credeteci e investite anche su ricettività e turismo. Il territorio deve essere raccontato». A esprimersi così è la critica Kerin O’ Keefe referente di Whine Enthusiast, una delle più autorevoli riviste americane di vino. Martedì, nello stand che nel padiglione Piemonte ha ospitato le cantine biellesi Villa Guelpa (Lessona) e Donnalia (Salussola), è stata lei a dirigere una masterclass che ha messo in relazioni i Lessona di Villa Guelpa, Massimo Clerico e la Badina con alcuni tra i barbareschi e baroli più celebrati. Nella direzione auspicata Kerin O’Keefe vanno gli ultimi investimenti de La Prevostura, realtà fondata nel 2009 da Marco Bellini e in cui recentemente sono entrati come soci Luca De Marchi di Proprietà Sperino e la famiglia Ferraris. Hanno da poco effettuato dei nuovi impianti e si apprestano a realizzare una struttura ricettiva con piscina da affiancare alla già presente attività di ristorazione. «Sono gli stranieri a cui vendiamo il nostro vino che ci hanno spinto a questo a questo nuovo progetto. Vogliono conoscerci e conoscere dove nasce la nostra uva». Enoturismo sta diventando la parola d’ordine per i vignaioli biellesi. Forse tra i primi della nuova generazione — nel 2018 hanno festeggiato i loro primi 20 anni — a credere nel connubio vino e turismo ci sono stati Magda Zago e Alessandro Ciccioni di Centovigne, presenti ormai da anni a Verona. Nello stand del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, insieme alle due cantine già citate si sono presentati anche Roccia Rossa e Le Pianelle di Brusnengo. Realtà piccole ma che di anno in anno crescono sul mercato si internazionale che internazionale. Il consorzio di tutela per i piccoli produttori significa opportunità. L’auspici di alcuni produttori è quello di una denominazione “Alto Piemonte” che racchiuda poi le sotto denominazioni. Tra i produttori biellesi, nello stand, il più giovane è Noha, sempre di Brusnengo. Prima Vinitaly poi per Roberto Bagnod, l’imprenditore valdostano che da un anno e mezzo è alle redini di Cella Grande storica cantina dell’erbaluce a Viverone. Tra gli stand si incontra anche Pietro Cassina produttore di Lessona. La sua partecipazione è stata improvvisata: «Avrei dovuto essere nel Far East per una fiera che è stata rinviata e quindi eccomi qui». Riecheggiando Kerin ‘O Keefe, Luca De Marchi di Proprietà Sperino — quando la sua famiglia è tornata nel Biellese negli anni 2000 il nome di Lessona nel mondo enologico era quasi caduto nell’oblio — dice: «il lavoro in vigna non da ritorni immediati. È un lavoro alla cui base deve esserci l’etica della lentezza. La soddisfazione di questi anni è la nostra crescita costante anche sul mercato italiano».

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