Giovane pakistano denunciato. All'esame della patente con l'aiutino

Scompiglio ieri mattina alla sede della motorizzazione civile di via Carso — gli uffici si sono trasferiti da metà dicembre nell’ex quartiere generale di Biverbanca — al termine dell’esame di teoria per la patente di guida. In aula sono entrati gli agenti della Polizia stradale. Avevano il sospetto che alcuni degli esaminandi potessero aver risposto al test a risposta multipla teleguidati dall’esterno. I controlli si sono rivolti su un pakistano che, teoricamente, aveva superato la prova. Dalla perquisizione personale è emerso che il giovane, che è ospite al centro accoglienza di Pace e Futuro di Pettinengo, indossava una felpa preparata all’uopo per nascondere un cellulare con la fotocamera orientata sul monitor per far leggere le domande al complice che si trovava all’esterno. Compito di questo sarebbe stato poi di orientare l’esaminando a dare la risposta corretta con l’invio di elettro impulsi tramite un trasmettitore, connesso a una rete wi-fi, appeso al collo e camuffato dietro a un medaglione-amuleto. Di fronte all’evidenza il pakistano, denunciato per truffa aggravata allo Stato, avrebbe ammesso il raggiro e avrebbe anche raccontato che tutto il materiale, felpa e ricetrasmittenti, gli sarebbe stato consegnato da un “gancio” trovato davanti alla Motorizzazione. L’episodio non è isolato. Sono numerose le sezioni d’esame viziate da questi escamotage che, scoperti, hanno portato, nel corso degli ultimi anni, a diverse denunce. La Polizia stradale, in collaborazione con la Motorizzazione, ha messo in piedi un sistema di monitoraggio piuttosto efficace. In base agli elenchi dei nominativi dei candidati all’esame ci sono degli alert che spingono a intensificare o meno i controlli. Quest’ultimo caso si differenzia però dai precedenti, quando a presentarsi con cellulari e trasmittenti in aula erano tutti soggetti provenienti da fuori provincia, per la maggior parte dal Bresciano o dalla Bergamasca. Il fatto che il pakistano “pizzicato” ieri sia residente nel Biellese fa alzare la guardia alle forze dell’ordine. Le indagini proseguiranno per capire se esista anche nel nostro territorio un’organizzazione radicata che sfrutta, dietro lauti compensi — per un “aiutino” a superare l’esame vengono chiesti mille euro — i migranti. Questi, per ottenere un lavoro, e conseguentemente qualche speranza in più per poter avere le risorse necessarie a vivere in Italia, sono infatti pronti ad affidarsi a gente senza scrupoli. Minacciati da questi poi non hanno neppure il coraggio di denunciarli. Per gli stranieri poter avere la patente italiana che è valida in tutto il perimetro dell’Unione Europea, significa davvero molto. Spesso vengono avvicinati sugli ambienti di lavoro con l’allettante prospettiva di rendere molto più facile l’ottenimento del prezioso documento.

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