
Cronaca Locale / Biella
Martedì 24 Giugno 2025
I rapinatori stavano progettando un nuovo colpo
I dettagli emersi dalla conferenza stampa sulla rapina di Candelo. Parlano i vertici della Procura, polizia e carabinieri
Biella
Sono un uomo di 59 anni, uno di 64 e uno di 45 le tre persone arrestate per la rapina alle Poste di Candelo martedì scorso. Due erano domiciliati nel Biellese, pur essendo di origine calabrese e pugliese, e sono stati tratti in manette venerdì scorso. Il terzo, residente nel Verbano, è stato invece fermato sabato: nel suo caso la convalida del fermo è ancora sub iudice, il giudice per le indagini preliminari ancora non l’ha convalidata. Essendo venuto a conoscenza che i due complici erano stati arrestati il giorno prima, riuscire a rintracciarlo da parte di polizia e carabinieri non è stato semplice, tanto che non si trovava più a casa sua, ma da un amico.
Questo è il quadro della vicenda, raccontato nei dettagli oggi pomeriggio in una conferenza stampa in Procura a Biella, alla presenza di tutte le forze dell’ordine che hanno partecipato alle indagini, dalla Squadra Mobile della polizia al nucleo investigativo dei carabinieri. Sono emersi ulteriori particolari: due erano recidivi e reiterati, il terzo solo recidivo. E uno dei tre si è dimostrato collaborativo. L’auto utilizzata per la fuga, e poi bruciata nel parcheggio dell’ex stazione ferroviaria di Chiavazza, è una Citroen C3 che era stata noleggiata il giorno prima, a dimostrazione che il colpo era stato pensato in anticipo. Altro dettaglio interessante è che i due soggetti arrestati venerdì nel Biellese stavano progettando un ulteriore colpo quando sono stati fermati.
Le parole del procuratore capo Ruggero Mauro Crupi
Il procuratore capo Ruggero Mauro Crupi ha specificato che «al momento siamo ancora nella fase delle indagini preliminari. E le misure cautelari nei confronti dei tre soggetti non comportano una pronuncia della loro colpevolezza». Il procuratore ha poi ringraziato polizia e carabinieri, che hanno «dimostrato uno spirito di squadra ineccepibile, permettendo l’identificazione dei tre presunti responsabili in tempi rapidissimi».
Le parole della sostituta procuratrice Paola Francesca Ranieri
La sostituta procuratrice Paola Francesca Ranieri ha ricostruito la vicenda per come si era presentata all’inizio: «Alle 8.30 di martedì 17 giugno un uomo, vestito di nero e con il volto coperto, con già una pistola in mano, è entrato nell’ufficio postale di Candelo, già pieno di gente. Ha sparato sul soffitto, è riuscito ad impossessarsi di 600 euro ed è uscito. Ha attraversato la strada, ha individuato un’auto ferma con un uomo seduto sul sedile posteriore, ha sparato contro il vetro, ha preso l’auto ed è fuggito». Il colpo per altro ha perforato il vetro e il lunotto ed ha poi spaccato la vetrina di un’enoteca di fronte.
Nella fuga, l’uomo ha causato un incidente stradale, sparando un terzo colpo di pistola, ha poi raggiunto Chiavazza, dove ha bruciato l’auto e si è dileguato. Subito si è capito che non poteva aver agito da solo. «Alla luce degli elementi acquisti e di concerto con la Procura» spiega sempre Ranieri «il nucleo investigativo dei carabinieri, il Norm e la Squadra Mobile sono velocemente arrivati all’identificazione dei tre soggetti presunti responsabili». Un’attività coordinata che ha consentito di capire sia che i tre, nei giorni precedenti la rapina e in quelli successivi, si tenessero costantemente in contatto, sia di rinvenire e sequestrare l’arma della rapina, una pistola beretta calibro 9, e 19 munizionamenti. Anche Ranieri ha sottolineato che polizia e carabinieri hanno «collaborato, sotto l’egida della Procura, come un’unica polizia giudiziaria».
Il nucleo investigativo dei carabinieri
Il nucleo investigativo dei carabinieri, con l’aiuto dei colleghi delle stazioni di Candelo e di Cossato, si è portato per primo sul posto per effettuare i rilievi tecnici e avviare l’indagine. Ed è riuscito a scoprire che l’uomo che si trovava all’interno della Citroen C3 - utilizzata poi dal rapinatore per la fuga - non era una vittima, ma un complice. Si è infatti dimostrato molto evasivo nelle risposte su cosa ci facesse in quel posto e alla tal ora. È stato anche tradito dal suo atteggiamento.
La Squadra Mobile della polizia
La Squadra Mobile, attraverso una serie di accertamenti, ha individuato la presenza di una Fiat 600, transitata davanti alle Poste poco prima della rapina e anche vicina a dove poi è stata trovata la Citroen C3 bruciata. Fatto che ha permesso di individuare sia l’autore della rapina sia il guidatore della Fiat 600 come il terzo complice della vicenda.
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