Incensurato e insospettabile gestiva una rete di spaccio milionaria: il giovane boss patteggia e cambia vita

Era l’autunno del 2021 quando la Squadra Mobile di Biella smantellava una ramificata rete di spaccio ai cui vertici c’era un insospettabile giovane biellese, incensurato. Il nome del giovane era stato fatto da un cliente abituale alle forze dell’ordine che lo avevano “pizzicato” con del fumo. Tenore di vita ingiustificabile per un poco più che ventenne che non aveva mai lavorato in vita sua: Rolex, auto di lusso, vacanze da migliaia di euro negli hotel super lusso: l’attività settimanale di spaccio, in particolare hashish e marijuana gli rendeva bene. Si riforniva sulla piazza di Torino e poi aveva sotto di altri insospettabili spacciatori minori che raggiungevano i clienti finali un po’ in tutta la provincia. Due anni dopo quel giovane non esiste più. Difeso dagli avvocati Domenico Duso e Marco Graziola, G. V. (non mettiamo per esteso il suo nome per tutelarne il cammino intrapreso di reinserimento), 25 anni ad agosto, ha patteggiato in questi giorni una pena di quasi 5 anni di reclusione, per l’esattezza quattro anni e nove mesi. Considerato che ne ha già scontati quasi un anno tra carcere e domiciliari come detenzione cautelare, G. V. , potrà presto essere ammesso ai benefici e dopo un ulteriore breve periodo in carcere i suoi legali potranno chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. «Il nostro cliente ha capito di aver sbagliato ed è pronto a pagare il suo conto con la giustizia. Ha già intrapreso un percorso, anche psicologico, di reinserimento. A questo deve condurre la pena», spiega l’avvocato Domenico Duso. Ha invece scelto la strada del processo abbreviato Qualid Ainine di Bollengo. L’uomo è stato condannato a cinque anni e dieci mesi. Era lui che riforniva la rete di spaccio. Nel suo alloggio che aveva a Torino gli agenti trovarono circa 500 mila euro in contanti, tutti provento dell’attività illecita. Tra chi ha patteggiato c’è Giancarlo Farinella, 48 anni, di Cavaglià, difeso dall’avvocato Luca Bertagnolio. L’uomo dovrà scontare cinque anni. Oltre a consegnare alcuni chili di stupefacente alla rete di spacciatori avrebbe nascosto a Cavaglià un chilo di cocaina, quaranta panetti di hashish, altri stupefacenti e tre fucili: una doppietta Beretta, un modello a canne sovrapposte dello stesso marchio e un modello a pompa. Il tutto era stato portato nella cascina San Giuseppe di proprietà di un suo amico, A. P, 46 anni. Finito sotto processo, pur negando sempre di aver saputo della droga e delle armi, l’uomo, difeso dall’avvocato Sergio Gronda, ha deciso di difendersi col rito ordinario. Tra gli spacciatori minori alcuni hanno scelto di patteggiare, altri di chiudere con l’abbreviato.

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