Mazzetta per non giocare la partita, accusato il presidente del Gaglianico che si difende: «Tutto falso»

Il derby di Coppa Piemonte di Prima Categoria di calcio tra Gaglianico e Valle Cervo, giocato mercoledì sera allo stadio di Gaglianico, dopo aver fatto parlare di sè per il risultato (5-0 per gli ospiti) ha sollevato un polverone anche nella giornata successiva, al momento della pubblicazione del comunicato ufficiale della Lega Nazionale Dilettanti Piemonte Valle d’Aosta. Il giudice sportivo territoriale, avvocato Chiara Francesca Maria Laudi, ha sanzionato il Gaglianico con un’ammenda di 500 euro  con una motivazione che appare alquanto singolare oltre che gravissima: nel provvedimento disciplinare, infatti, si parla di un tentativo di corruzione con “offerta all’arbitro di una mazzetta di denaro” per non giocare la partita. 

LE ACCUSE E IL PROVVEDIMENTO DEL GIUDICE SPORTIVO
Il testo completo lo pubblichiamo qui a lato ed è reperibile anche sul sito ufficiale della LND Piemonte. Nel passaggio più importante si legge che “...prima dell’inizio della partita (...) un soggetto non in distinta si recava nello spogliatoio dell’arbitro dopo pochi minuti dall’arrivo di questi al campo, chiudeva la porta e, autoqualificandosi come Presidente della Società, cercava di convincere il direttore di gara a non far disputare l’incontro per via del meteo avverso, onde evitare di dover far risistemare il terreno di gioco (...) Tale soggetto accompagnava la richiesta con l’offerta all’arbitro di una mazzetta di denaro, dicendogli che la somma data a lui sarebbe stata in ogni caso inferiore di quanto avrebbe dovuto spendere per la manutenzione del campo, gesto gravissimo ed inaccettabile (...)”.

LA VERSIONE DEL GAGLIANICO

Viene chiamato in causa, dunque, il presidente del Gaglianico Giuseppe Bifernino (nella foto) che interpellato sull’argomento fornisce una versione dei fatti completamente differente, pur ammettendo di essersi recato dall’arbitro. «è una calunnia bella e buona che io abbia offerto soldi o mazzette all’arbitro. Sono andato con lui insieme ad dirigente della mia società prima che la partita iniziasse, spiegandogli che il terreno di gioco era appena stato sistemato e di tenere in considerazione questo fatto se le condizioni meteo fossero nuovamente peggiorate (c’era stata una pioggia intensa nel tardo pomeriggio, ndr). Abbiamo seminato un mese fa e sarebbe stato un peccato distruggere tutto. Il resto, lo ribadisco, è una calunnia: gli ho detto che abbiamo speso un patrimonio per sistemare l’impianto e lui evidentemente ha travisato le mie parole. Meno male che eravamo in due: l’esperienza mi consiglia di non entrare mai da solo nello spogliatoio arbitrale. Lui invece era da solo (non era stata designata una terna, ma solo il direttore di gara, ndr) e non capisco perché si sia inventato queste cose». Bifernino aggiunge le prossime mosse: «Stiamo già preparando il ricorso e se la Federazione regionale me lo consentirà (esiste una clausola per la quale due tesserati non possono adire a vie legali in determinate situazioni legate allo svolgimento dell’evento sportivo, ndr) andrò a denunciare l’arbitro per calunnia. Mi ha accusato di corruzione: è una cosa gravissima e io proprio non ci sto». 

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