Cronaca Locale / Biella
Martedì 29 Novembre 2022
Per l'incidente in bici nel 2019 di un ciclista gli ex presidenti di Provincia e Cordar rischiano il processo per omicidio stradale
L’ex presidente della Provincia di Biella Gianluca Foglia Barbisin e l’ex presidente del Cordar (la società partecipata delle acque) Mirco Giroldi, rischiano il processo per omicidio stradale. Il fatto è quello relativo alla tragica caduta, il 18 giugno del 2019, di Alvaro Pizzato, 66 anni di Vigliano, avvenuta in frazione Falcero di Valle Mosso nel comune di Valdilana. Ora, chiuse le indagini, perizie depositate, la Procura chiede il rinvio a giudizio di entrambi. Per la Procura, essendo amministratori responsabili degli Enti proprietari, uno della strada, l’altro del tombino, avrebbero dovuto controllare il loro stato di manutenzione.
Con loro la Procura chiede il rinvio a giudizio di Maria Luisa Conti, dirigente dell’area tecnica della Provincia, e di Aldo Celli, tecnico della manutenzione del Cordar.
Secondo l’accusa, in un concorso di colpa consistita in imprudenza, negligenza, imperizia e violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, non avevano provveduto alla rimozione o alla riparazione del tombino che, in cattivo stato di manutenzione, sarebbe stato all’origine dell’incidente.
E in effetti quel tombino dell’acquedotto, rete di proprietà del Cordar, sulla strada il cui ente proprietario è la Provincia di Biella, nei giorni successivi all’incidente veniva messo sotto sequestro.
Dalla dinamica dei fatti, nell’immediatezza dell’evento, si poteva ricostruire come Pizzato, che dopo essere salito a Bielmonte, transitava per la frazione Falcero diretto a casa in sella alla sua bicicletta da corsa. Solo all’ultimo vedeva quell’improvvisa buca creatasi a causa dell’asfalto deteriorato in prossimità del tombino. L’uomo, lanciato in discesa a velocità sostenuta, perdeva il controllo del mezzo e veniva sbalzato sull’altra carreggiata. Proprio in quel momento sopraggiungeva un’auto in senso contrario e lui andava a sbattergli violentemente contro.
Nonostante avesse il caschetto protettivo in testa e nonostante l’immediato soccorso prestato dai sanitari, non vi fu nulla da fare. Nei giorni successivi, aperto un fascicolo di indagini, veniva eseguita l’autopsia e venivano richieste una serie di perizie.
Chiusa la fase investigativa la vicenda approda domani davanti al Giudice per le Indagini preliminari che dovrà decidere se accogliere la richiesta della Procura, cioè processare tutti e quattro gli indagati, oppure ascoltate le difese, archiviare. L’ex presidente della Provincia è difeso dall’avvocato Carlo Boggio Marzet mentre la funzionaria dell’Ente da Massimo Pozzo. L’avvocato Luca Recami difende invece i due indagati di parte Cordar. Questa vicenda che può apparire inverosimile – è evidente che sia impossibile per un pubblico amministratore conoscere lo stato di manutenzione di ogni singolo tombino e altrettanto per un amministratore di una società partecipata – è invece un’ennesima riproposizione di un cortocircuito legislativo a cui va posto rimedio. Ricordiamo ad esempio il caso di un sindaco rinviato a giudizio per il reato di lesioni colpose perché una bambina si schiacciò le dita a causa di un difetto della maniglia di una porta dell’asilo comunale.
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