Tempio crematorio, la lugubre catena di montaggio della morte

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Due misure cautelari in carcere - per Alessandro Ravetti, a.d. di Socrebi e per un dipendente della stessa società che gestisce il tempio crematorio -, sequestro preventivo della struttura e sequestro probatorio di un’ascia, di una roncola, di palanchini, di una mannaia, di scatole di cartone con ceneri e ossa, di una scatola aperta del peso di 124,45 chilogrammi contenenti resti umani, di due ossari trovati all’esterno a fianco di cassonetti dell’immondizia. I reati ipotizzati sono distruzione e sottrazione di cadavere, gestione pericolosa dei rifiuti e, solo per il titolare, istigazione alla corruzione. Questo è quanto ha disposto il gip del Tribunale di Biella sulla base degli elementi d’indagine forniti dalla Procura che dal 20 settembre stava indagando sulle attività del tempio crematorio di Biella. Tutto era partito da un esposto arrivato in Procura. Subito era stato aperto un fascicolo contro noti. Raccapricciante quanto è stato filmato dalle telecamere nascoste dai carabinieri dell’aliquota della polizia giudiziaria della Procura. Il procuratore capo ha parlato di «lugubre catena di montaggio della morte». I numeri parlano da soli: dal 2016, quando l’impianto è entrato in attività, sono state cremate 3600 salme. L’incremento nell’ultimo anno, da quando Socrebi è entrata nel circuito Pegaso potendo cremare salme provenienti da fuori regione, è stato di oltre 440%. Le cremazioni giornaliere sono passate da 5-6 al giorno a 15-16. Ritmi importanti da sostenere. Questo avrebbe portato a ridurre i tempi per ogni singolo processo con l’apertura delle bare per levare, nel caso ci fossero, le casse in zinco. Queste sarebbero poi state smaltite illecitamente. Più salme sarebbero state cremate contemporaneamente. Inoltre, almeno in una circostanza, sarebbe stato cremato un cane. Resti di salme sarebbero stati smaltiti come rifiuti indifferenziati. La Procura ha affidato una consulenza tecnica alla professoressa Cristina Cattaneo. Le indagini, condotte dal pool di carabinieri coordinati dal luogotenente Tindaro Gullo, non sono ancora concluse e sarebbero diverse le persone iscritte nel registro degli indagati. Ora si attendono a valanga le querele dei familiari delle salme cremate.

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