Gli anni di piombo nel nuovo romanzo di Gabriele Barberis
Il giornalista biellese, caporedattore a “Il Giornale”, oggi presenterà il suo libro “Segnali in codice” al Sociale
Il giornalista biellese Gabriele Barberis Vignola, Caporedattore Politica-Interni de “Il Giornale”, presenterà venerdì 27 settembre (alle 18.30), al Circolo Sociale Biellese, “Segnali in codice” (Sem), suo romanzo d’esordio uscito nel 2023, un lucido ritratto del mondo politico e giornalistico degli Anni di Piombo, con tutti i suoi misteri: «Questo romanzo ha la struttura di un thriller ricco di colpi di scena» racconta il giornalista. «È un vastissimo retroscena politico, storico e mediatico dagli anni ’70 che fa da sfondo a una vicenda, popolata di personaggi inventati». Il libro racconta di un ragazzo, Luca Boursier, svogliato studente universitario, un figlio di papà senza alcun interesse politico che, per una serie di circostanze, inizia a collaborare con un’agenzia giornalistica di Milano riuscendo a dimostrare di avere un certo fiuto da reporter. Le sue vicende si intrecceranno con quelle di Alessandro Maccari e Cesare Fontanelli, che quarant’anni prima avevano scelto la militanza nella lotta armata e che ora hanno fatto una certa carriera, scalando i vertici: «Quando il libro è uscito, a Roma» continua Barberis «c’è stata una caccia per scoprire che presidente, premier o politico si celasse dietro ciascun personaggio, ma l’unica realtà è la realtà storica, il terrorismo degli anni ‘70, tutti i fatti accaduti, gli oltre 400 morti, le città dilaniate, la caccia all’uomo o alla donna scomodo».
Con il gusto giornalistico capace di tener viva l’attenzione del lettore, lo scrittore mette in scena un confronto generazionale e offre una chiave di lettura su molti episodi degli Anni di Piombo: «Nel libro emerge uno scontro tra le generazioni, tra Maccari, Fontanelli e Boursier, cioè tra chi sceglieva un impegno politico che sfocia in lotta armata fino al commettere reati gravi, e chi vive nel disinteresse. Lo scontro si coglierà, poi, nei colloqui, tra Luca e il suo direttore di agenzia, un confronto tra vecchio e nuovo giornalismo, tra una grande testata e una nuova testata, tra la presenza o l’assenza di regole. Tengo a precisare che questo confronto non è nostalgia, né espressione di un giudizio. Le colpe della politica o del giornalismo vengono accennate in maniera romanzesca. La magistratura non c’è ma l’atto di accusa è proprio quello; si parla dei fiancheggiatori della lotta armata che l’hanno fatta franca. Si va da chi ha ucciso a chi metteva a disposizione il proprio garage; tante persone macchiate di reati gravissimi che hanno potuto continuare la loro vita indisturbati, ai vertici dello Stato, che hanno avuto tutti i benefici senza pagare dazio, mentre le vittime, ragazzi, poliziotti, magistrati e militanti, sono rimasti sul selciato. Vorrei far riflettere anche su questo».
Un periodo molto buio della storia italiana che ha invaso la società a tutti i livelli, generando un clima di tensione e pericolo, non solo per clamorosi atti di violenza ma anche per i continui attacchi contro obiettivi minimi: «Ricordo che a Biella si respirava un’aria plumbea, gli arrestati erano anche le persone più insospettabili» ricorda lo scrittore. «Anche nelle varie presentazioni in tutta Italia racconto che a Biella il 1 settembre ‘76 il vicequestore Francesco Cusano fu ammazzato ai giardini Zumaglini mentre faceva dei controlli a una macchina sospetta. Cusano è una vittima di serie b perché nelle grandi commemorazioni, nei programmi tv e nelle ricostruzioni del terrorismo, non è una figura centrale. Si parla di tanti morti eccellenti, ma lui era un servitore dello Stato, aveva appena 51 anni, era uno dei massimi vertici della polizia a Biella ed è stato ucciso a poca distanza dal commissariato senza avere giustizia o memoria”». A dialogare con Gabriele Barberis Vignola sarà Beppe Anderi, autore di testi di storia del cinema e amministratore della VideoAstolfoSullaLuna, moderati da Franco Di Braccio.
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