La seta che incanta: in mostra i tesori raffinati del tessile
Realizzata in collaborazione con l’associazione Tacafile, coinvolge le principali realtà del settore, da Como a Firenze
È un viaggio affascinante quello che da ieri può essere vissuto nella sala mostre della Fondazione Sella: colori, sensazioni tattili, storie, intrecci e suggestioni legate alla produzione della seta. La mostra “Seta. Luoghi e archivi dell’arte serica” è nata dalla collaborazione tra la Fondazione Sella e l’associazione Tacafile di Valdilana, e propone al pubblico un approfondimento sul mondo tessile che riguardò anche il Biellese. «In questo stesso spazio» ha spiegato Angelica Sella, presidente della Fondazione, «nel periodo cinquecentesco sorgeva la filanda di seta, prima che lo stabilimento diventasse, nel 1800, un lanificio a ciclo completo».
L’esposizione è stata curata da Marinella Bianco, archivista biellese con uno studio a Torino e ideatrice nel 2010 del Centro rete archivi tessili e moda a Biella. Il progetto dell’allestimento è invece opera di Raffaella Simonetti. Il percorso inizia con l’installazione di Michela Cavagna, che suscita in chi guarda l’idea di trasformazione e ciclicità. La mostra prosegue con il racconto dell’industria della seta nel Biellese e in Piemonte. Spiega Bianco: «Il territorio di Biella è stato un importante centro di produzione serica, che ancora oggi continua con due eccellenze tessili rappresentate da Filati Buratti e Lanificio Fratelli Piacenza. Un documento del 1739 attesta che nel regno sabaudo il principale commercio era quello della seta. Abbiamo voluto raccontare questo passato e ciò che accade oggi con un punto di vista inedito, che è quello della connessione tra le diverse aree geografiche interessate da questa produzione».
LA VISITA ALLA MOSTRA
Beatrice Brunetti e Danilo Craveia hanno raccolto le informazioni sullo sviluppo del settore serico nel Biellese, individuando molti aneddoti singolari. Si ricorda per esempio padre Fantoni, missionario in Cina, che nel 1850 aveva portato a Biella i bachi che si nutrivano di ailanto.
Tra le curiosità biellesi, accanto alla storia del territorio, si possono osservare i kimono e i foulard disegnati da Fulco Pratesi, messi a disposizione dall’Archivio Piacenza.
Un’area tematica è poi dedicata a Cuneo, con l’esposizione di alcuni pezzi prestati dall’archivio dei Setifici Manissero di Racconigi, rarissimo perché conservato quasi integro.
Un altro spazio è riservato agli abiti messi a disposizione dal museo civico di Oleggio: erano quelli indossati dalle dame che sceglievano il lago Maggiore per i loro periodi di villeggiatura.
Accanto a questi, l’esposizione dei manifesti pubblicitari dell’impresa Bemberg, conosciuta per aver realizzato filati di seta artificiale. E poi le passamanerie di Pianezza, diventate celebri perché l’azienda le produceva per le carrozze del re, e ancora i preziosi velluti della Fondazione Lisio di Firenze, che raccoglie e tutela l’archivio dell’azienda nata nel 1906 nel capoluogo toscano.
Negli spazi espositivi anche alcuni modelli e bozzetti della collezione di Max Mara, infine una stanza è dedicata alla lavorazione della seta a Como, con la proiezione del filmato storico “La seta di Ico”: la pellicola è stata realizzata dall’architetto Ico Parisi tra il 1937 e il 1938, messa a disposizione dal Museo della Seta di Como e dal presidente Paolo Aquilini, che sta curando la raccolta cinematografica storica del settore tessile che ha reso l’area comasca tra le più conosciute al mondo.
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