Essere felici
sul luogo di lavoro
non è più un’utopia

Paola Pezzia Solo l’8% degli italiani si sente coinvolto nel proprio ruolo, mentre il 72% è in una condizione di «stand by», pronto a valutare nuove opportunità

Coltivare e liberare il talento, valorizzare ogni individuo per incoraggiarlo a esprimersi in modo autentico, gestire al meglio il capitale umano che è una delle chiavi di successo di un’azienda. Perché non è più questione di posto fisso (e sicuro) o di stipendio. La scelta di un lavoro e di restare fedele a un impiego oggi dipendono da tante varianti. La parola chiave è Felicità: in ufficio, in reparto, in negozio o in un magazzino che sia.

Da sempre nel campo delle risorse umane, più di 15 anni di esperienza come Hr manager in una multinazionale, Paola Pezzia oggi è consulente e founder di Satellity, team di professionisti che si rivolge alle aziende che non hanno al proprio interno una figura dedicata allo sviluppo Hr.

«Affianchiamo le imprese nella gestione dei loro collaboratori, per aiutarle a risolvere problemi, sviluppare il potenziale del team e crescere» spiega Pezzia. «Perché nonostante le sfide del mercato, è possibile creare un ambiente di lavoro che promuova il benessere e la soddisfazione dei dipendenti».

Un risultato non scontato che riflette e richiede l’impegno costante di tutta la società verso un agire sostenibile a 360 gradi. La valorizzazione delle diversità, gli investimenti nella formazione e la promozione della crescita professionale, sono i pilastri su cui si fonda una cultura aziendale basata su ascolto, fiducia e responsabilizzazione.

«Parlare di felicità al lavoro può sembrare un’utopia, soprattutto per le piccole e medie imprese, spesso concentrate sulla ricerca e l’innovazione piuttosto che sulle politiche Hr. Tuttavia, il fenomeno delle “grandi dimissioni”, che ha coinvolto oltre 2 milioni di lavoratori in Italia nel 2024, dimostra una crescente ricerca di benessere e realizzazione professionale. Le ragioni principali dell’insoddisfazione includono carichi di lavoro eccessivi, salari bassi, scarsa valorizzazione delle competenze e mancanza di prospettive. I dati del sondaggio “State of the Global Workplace” di Gallup evidenziano che solo l’8% dei lavoratori italiani si sente realmente coinvolto nel proprio ruolo, mentre il 72% è in una condizione di “stand by”, pronto a valutare altre opportunità. Le principali cause di disimpegno sono la mancanza di riconoscimento, leadership inefficace, obiettivi poco chiari e carenza di misure di conciliazione vita-lavoro» prosegue.

Le aziende stanno iniziando a prendere atto di queste dinamiche, soprattutto a causa della difficoltà nel trattenere le persone e nell’attrarne di nuove. «La carenza di competenze e la “guerra dei talenti” hanno reso sempre più complesso disporre di personale qualificato. E il turnover, fra l’altro, ha un impatto economico significativo, con costi che possono raggiungere 6-9 mensilità di salario, considerando selezione, formazione e perdita di know-how oltre a produrre un’immagine negativa della stessa azienda».

Secondo la consulente le aziende devono agire su due fronti per migliorare il benessere e la felicità dei collaboratori, attrarli e fidelizzare quelli in essere. «Un’analisi aziendale può aiutare a identificare aree di miglioramento, come la flessibilità oraria, lo smart working, la formazione e le iniziative di welfare. È fondamentale “prendersi cura”, creando un ambiente inclusivo e favorendo la crescita personale e professionale. Politiche come l’onboarding strutturato, la comunicazione interna e la promozione di valori aziendali condivisi possono fare la differenza. Soprattutto le Pmi hanno difficoltà nell’implementare queste iniziative, spesso a causa di risorse limitate, figure da dedicare al tema e priorità concorrenti. E’ essenziale riconoscere che il capitale umano è un asset strategico e che investire nel benessere può portare a una maggiore produttività e stabilità del team. Le aziende sono chiamate a innovare le politiche Hr, in linea con i bisogni attuali dei lavoratori» conclude Pezzia.

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