Nel segno del cashmere

Una filiera di artigiani e imprese riunita sotto l’unico brand “Artigiani del Cashmere” «Il nostro progetto ha investito sul know how e l’eccellenza del nostro distretto. Di stagione in stagione stiamo crescendo»

«Molto orgogliosamente siamo tutti biellesi, scolliniamo fino a Borgosesia ma la nostra filiera, praticamente verticale, resta sul territorio compreso il packaging». Alberto Rossi, Ceo di Artigiani del Cashmere, ha scommesso sul know how e il saper fare di casa prima di buttarsi in un’avventura appassionata. Con lui lavorano una ventina di piccole aziende, tutte eccellenze nel loro settore, da Pray a Sandigliano, da Biella a Massazza, che complessivamente danno lavoro a un’ottantina di addetti. Tutti indipendenti - e tutti accomunati dalla voglia di crescere nel settore dei complementi di arredo per la casa di alta gamma - formano una squadra pronta a intervenire quando «il cliente chiama».

«Unendo piccole realtà iperspecializzate del Biellese siamo riusciti a creare una filiera che realizza totalmente i prodotti nel nostro distretto o comunque in Italia. Ci concentriamo sulla qualità e su un attento approvvigionamento della materia prima più lunga e fine possibile per poi seguire direttamente, passo dopo passo, le fasi della lavorazione che viene fatta nei nostri laboratori».

Da dove arriva la fibra nobile

Il cashmere è acquistato in Mongolia e Cina, scegliendo la materia prima più lunga e leggera possibile. Poi, dal finissage alla tintura del filato, fino al prodotto finito (plaid, coperte, accessori, cuscini da viaggio e perfino un pallone tutti in fibra nobile) vengono destinati in private label, ad arredatori e professionisti che vogliono rendere esclusivi gli ambienti.

Rossi ha trascorso la prima parte della sua vita professionale a conoscere le materie prime: partendo dal diploma di perito tessile per arrivare al Mastedelle Fibre Nobili, e a un’esperienza in azienda che lo ha portato a esplorare i Paesi che producono le più pregiate qualità del cashmere. «Malgrado una laurea in Economia e Commercio e l’aspirazione a diventare disegnatore tessile, l’innamoramento per questa fibra mi ha spinto a creare qualcosa di mio. Unendo i puntini, nel 2014 ha iniziato a prendere forma questo progetto ma è stato il Covid a dare la spinta più forte. L’attenzione per la casa, cresciuta in quei mesi esponenzialmente, il tempo per pensare e riflettere sulla qualità di vita e sul futuro, mi ha fatto buttare il cuore oltre l’ostacolo. In quale posto del mondo si può lavorare con un’intera filiera a chilometro zero? In quale distretto si può trovare tanta qualità? Così siamo partiti, un gruppo di artigiani ed io, alla conquista di nuove nicchie di mercato. E il tempo ci sta dando ragione. Stiamo crescendo ogni stagione un po’ di più».

Un punto vendita nel centro di Biella

Il 2023 ha portato agli “Artigiani del Cashmere” l’acquisizione di un punto vendita nel cuore di Biella dove il gruppo di professionisti sperimenta anche la “parentesi” dell’abbigliamento. «Era naturale approfondire anche questo aspetto e il negozio ha chiuso il cerchio. E’ un’ottima palestra per capire come affrontare in un futuro più o meno prossimo anche il retail». Intanto in dicembre si è stretta l’alleanza con Pozzi Milano nel segno dell’eccellenza Made in Italy. La partnership che lega il gruppo lombardo attivo nel settore della moda da tavola al team di laboratori e imprese di Rossi, è stato un nuovo e prestigioso tassello da aggiungere al percorso intrapreso.

«Vendiamo oltre l’80 per cento all’estero, una strategia abbracciata fin da subito. Abbiamo clienti negli Stati Uniti, in Francia, Nord Europa, Canada. Lavoriamo “su misura”, con prodotti personalizzati in quantità medio piccole. I nostri plaid arredano case, barche, chalet di montagna. Poi ci sono i concep store e i designer che vogliono collezioni con il loro marchio. Buona parte dei clienti li abbiamo acquisiti in fiere, missioni estero e iniziative di Ice. Per accontentare i privati abbiamo creato un brand che non va in conflitto con questa parte del nostro business». Che, non a caso, che si chiama Storie di Cashmere.

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