
Economia & Società
Venerdì 02 Maggio 2025
RiceHouse entra da protagonista
alla Biennale
Bio Architettura. Lolla e paglia di riso scelti per tre padiglioni.
La diciannovesima edizione della Biennale di Architettura 2025, che apre i battenti a Venezia sabato 10 maggio (per poi proseguire fino a fine novembre), vedrà protagonista della nuova era della bio-architettura, anche Ricehouse, azienda biellese fondata da Tiziana Monterisi e Alessio Colombo, che da oltre un decennio porta avanti un concetto rivoluzionario, ovvero quello di utilizzare gli scarti di produzione del riso, la lolla e la paglia per costruire immobili e arredare abitazioni e attività secondo natura.
«Dall’intelligenza naturale a quella collettiva» è infatti il tema che verrà affrontato durante l’expo, come ha deciso il curatore Carlo Ratti, architetto e ingegnere, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT) e al Politecnico di Milano, nonché uno dei dieci studiosi più citati a livello internazionale nel campo della pianificazione urbana.
Ricehouse è stata scelta come soluzione concreta al «mondo in fiamme» citato proprio dallo stesso Ratti, che in questo evento ha invitato i progettisti a ripensare l’architettura a partire dalle linee guida incluse nel titolo della mostra (Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva), per far fronte al cambiamento climatico.
Le 3 installazioni alle quali RiceHouse ha collaborato, si trovano nel padiglione della Gran Bretagna ai Giardini della Biennale, «Geology of Britannic Repair» dove l’azienda ha contribuito all’allestimento di «Vena Cava». All’Arsenale, nell’Uzbekistan Pavillon ha fornito 200 piastrelle per «A matter of radiance» mentre alle Corderie, sempre all’Arsenale, è invece presente con Pnat, la startup di Stefano Mancuso, alla Fabbrica dell’aria. Tutti e tre gli interventi sono stati realizzate con intonaci, piastrelle ed elementi prefabbricati in lolla di riso, paglia e cenere di paglia di riso e caffè, quale ulteriore conferma e riconoscimento pubblico della visione pionieristica della founder e Ceo biellese di RiceHouse che, contando sulla lunga esperienza maturata nel tempo con materiali naturali bio-base spesso associati alla massima tecnologia, può confermare come «la bio-architettura sia oggi una realtà concreta, una soluzione reale, disponibile sul mercato, per far fronte a quanto avviene in tutto il globo» spiega Monterisi.
«Le 3 installazioni sono casi emblematici di innovazione, sostenibilità, contemporaneità e pertinenza al focus di questa Biennale, da cui partire per un racconto approfondito dei nostri prodotti che contribuiscono alla realizzazione di un’architettura capace di mantenere un dialogo armonico con il nostro ecosistema» prosegue. «Si tratta di materiali innovativi, che derivano dalla terra, sono sostenibili, non inquinano, sono pensati per essere in sintonia con il metodo costruttivo e le tecnologie più avanzate, dai sistemi pre-fabbricati alla stampa 3D, e hanno nel loro Dna una visione determinata anche ridurre l’impatto sociale».
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