Sostenibilità e moda. Un rapporto dell’Efa
fotografa il sistema

A Bruxelles. L’indagine presentata da European Fashion Alliance

Solo il 44 per cento di un campione di intervistati dall’European Fashion Alliance avrebbe familiarità con il passaporto digitale di prodotto (Dpp,) attraverso il quale i marchi forniscono un tracciamento puntuale sui materiali, l’origine e l’impatto ambientale di un prodotto. Il 76% crede che trasparenza e riciclabilità siano fra i più rilevanti aspetti del Dpp mentre il 55% conosce il significato di Ecodesign for Sustainable Products Regulation. Il 46% concorda sul fatto che tecnologia e innovazione sono le chiavi del successo della manifattura parallelamente a education e ricerca, imprescindibili per il 72% degli intervistati.

L’industria europea del tessile-abbigliamento vale un fatturato di 170 miliardi di euro, produce ogni anno più di 12 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, di cui solo il 22% viene raccolto separatamente e l’8% riutilizzato. Fra le iniziative concrete dell’Ue ci sono fondi per un valore di 2,3 miliardi di euro per settori quali lo sviluppo di nuovi materiali, l’innovazione tessile e il riciclo. Tuttavia, a oggi, sono stati assegnati pochi fondi ai talenti creativi della fashion industry.

Questi dati sono emersi dal rapporto presentato dall’Efa (che riunisce le Camere della moda europee tra cui quella italiana), presentato al Parlamento europeo a Bruxelles, in occasione di alcune tavole rotonde con politici e rappresentanti del settore. «The Status of European Fashion» si basa su uno studio eseguito con la collaborazione di 211 rappresentanti del settore, realizzato in sinergia con i 27 membri dell’Alleanza.

«L’industria della moda europea sta affrontando una trasformazione, spinta dalla necessità di sostenibilità, innovazione tecnologica e sviluppo della forza lavoro. Il settore, con il suo ruolo economico, culturale e sociale, è sottoposto a crescenti pressioni per affrontare gli impatti ambientali, adottare nuove tecnologie e prepararsi alle esigenze future» è la premessa che si lega a una dichiarazione di valori e a un manifesto di raccomandazioni in dieci punti per valorizzare la creatività e il potere europei, misurare la sostenibilità in modo equo e fornire informazioni accurate e corrette ai consumatori.

Nel sondaggio, inoltre, è stato affrontato il ruolo cruciale delle politiche di ricerca e sviluppo e della trasformazione digitale potenziata dall’intelligenza artificiale, proprio in relazione al Dpp. L’industria della moda è consapevole delle necessità di adottare pratiche sostenibili, ma molte aziende devono affrontare ostacoli significativi, come la mancanza di conoscenze e chiare normative, risorse finanziarie e personale qualificato soprattutto se si tratta di piccole imprese, quelle che compongono il tessuto imprenditoriale italiano in particolare.

Non in ultimo, fra i temi urgenti, c’è anche quello legato al riciclo, alla durabilità dei prodotti, all’utilizzo delle fibre naturali e biodegradabili, la Ecodesign for Sustainable Products Regulation (Espr) entrata in vigore nel luglio 2024 dove si vieta di distruggere gli indumenti nuovi invenduti e si impone di riciclare gli stock giacenti di merce rimasta invenduta. Misura che contrasta il Fast fashion e costringe il comparto a produrre di meno.

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