Un team under 35per Artknit

Alessandro Lovisetto scommettendo su un nuovo b rand, A rtknit S tudios, ha avviato il suo progetto nel 2018, a 26 anni. Lo staff oggi conta una ventina di elementi tutti under 35, il trend del fatturato è in costante crescita e all’attivo a Milano c’è un negozio, il primo, aperto per rafforzare l’on line e «per validare la nostra progettualità con un punto fisico, per avere un’identità concreta e una presenza di spessore. Lo store è soprattutto a disposizione di chi già conosce il nostro prodotto e non per acquisire nuovi clienti» spiega l’imprenditore.

Sei anni fa l’input fu quello di spingere su capi di maglieria Made in Italy, sulla volontà di utilizzare solo fibre naturali, vendere al giusto prezzo per chi produce e chi compra, e di insistere sul concetto «Buy less buy better». E fu da subito, quindi, una crociata contro il “fast fashion” in favore della sostenibilità.

Certificata B corp, attestando così il rispetto di alti standard sociali e ambientali, la società di Lovisetto nel 2022 ha stilato il suo primo Impact Report mentre, in un’ottica di estrema trasparenza e responsabilità ha di recente inserito il capitolo Imperfect e Repair in Home page per il recupero di capi danneggiati.

Nel 2024 saranno tre i principali obiettivi di Artknit Studios: «Attraverso l’apertura di nuovi negozi, l’auspicio è quello di portare il nostro brand nelle città più iconiche; vogliamo implementare l’espansione all’estero per far diventare più rilevante l’America, il Regno Unito e il Nord Europa. Il terzo punto è quello di ampliare il nostro catalogo perché oggi siamo focalizzati al 95% sulla maglieria. Tutto quello che parte da un filo entrerà nel nostro perimetro, dall’abbigliamento bambino all’home restando fedeli ai principi della circolarità: durabilità, assenza di tossicità, riciclabilità e biodegradabilità».

L’idea del brand è stata quella di creare un contenitore di realtà manifatturiere specializzate in cui Artknit Studios facesse da ponte per arrivare al mercato globale attraverso il web. «Da subito ci siamo proposti di ispirare ed educare la nostra community verso un consumo consapevole sostenendo le micro-imprese manifatturiere italiane e collaborando con loro per realizzare prodotti di alta qualità e solo naturali. Il design essenziale rappresenta il perfetto equilibrio tra estetica e sostenibilità, e riflette l’impegno di portare il giusto cambiamento verso un futuro migliore comprando meglio e meno».

Il business nazionale pesa solo per il 45% sul fatturato. Seguono Francia, Germania, Danimarca, Regno Unito e Stati Uniti. «La parte più impegnativa, oltre al fatto di scegliere fibre e filati di alta gamma, sfornare prototipi nell’u«cio stile e farli confezionare da piccoli maglifici di qualità sparsi lungo lo Stivale, sta nelle strategie digitali e di advertising. Una buona metà dello staff è dedicato a questo, a mantenere il posizionamento sui social e a esplorare i mercati possibili. Negli ultimi 24 mesi con gli algoritmi il modo di lavorare si è ribaltato completamente e tutto è in continuo mutamento, per questo è importante essere preparati anche su questi terreni. Si va per test, per successi e per errori, per cambi di strategia che aiutano a migliorare i risultati».

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