Sulla “battaglia dell’acqua” chi rischia di più è il Biellese

Fumata nera mercoledì scorso a Vercelli dopo la riunione dell’esecutivo dell’Autorità d’ambito Egato-2 alle prese con il complicato problema dell’affidamento della concessione per la gestione idrica fino al 2053. Come era previsto non si è potuto fare altro che prende- re atto di una situazione che non prevede una maggioranza certa (oltretutto qualificata) per assegnare la concessione entro la scadenza di fine anno. Motivo per cui i partecipanti hanno deciso di rinviare tutto a un nuovo incontro, che si svolgerà la prossima settimana, al quale saranno invitati a partecipare i gestori, che hanno avanzato le loro proposte inviando i relativi documenti.

All’incontro con i gestori sarebbe stato proposto di invitare anche i Comuni maggiori del territorio in rappresentanza di tutti i Comuni, creando un reale imbarazzo nelle 4 società consorziate, essendo gli amministratori nominati dalle assemblee di ogni singola società, fatto che configurerebbe una violazione del mandato ricevuto in rappresentanza di tutti i Comuni uguali nella dignità e nella titolarità. Va infatti ricordato che i Comuni sono soci delle società pubbliche e contestualmente eleggono i propri rappresentanti nella conferenza di Egato-2, che sceglie e assegna l’affidamento idrico. Un sistema semplice, per cui ad alcuni risulta incomprensibile che gli stessi Comuni, che da un lato sono azionisti delle società, non le tutelino al momento dell’affidamento portando quindi alla loro liquidazione con una perdita di valore e soprattutto eliminando il controllo del territorio con i comprensibili rischi per utenti e dipendenti. Oltre al valore dell’affidamento si tratta di investire 900 milioni in opere e efficientamenti, per cui molti si chiedono quale Comune possa perdere una simile occasione di sviluppo, diventando solamente lo spettatore di un pre- lievo dai propri cittadini senza nessuna possibilità di controllo sulle società. Da questi ragionamenti deriva lo stupore e una malcelata irritazione degli amministratori delle 4 società pubbliche riunite in Bcv Acque, la società con- sortile che raggruppa Cordar Biella, Cordar Valsesia, S.I.I. Srl e Am+ Casale-Valenza, che sono nominati dagli stessi Comuni dei quali difendono proprietà e servizi e che in una recente riunione hanno raccolto cento dichiarazioni di adesione alla proposta, peraltro era già stata approvata, con numeri ancora più elevati, nel corso delle rispettive assemblee, rinnovando il pieno mandato sul servizio “in house”. Appare quindi ovvio che i Comuni difendano le loro proprietà e il controllo delle tariffe, una logica che, a loro avviso, non potrebbe valere per il privato di Vercelli.
Come si vede si sta giocando una partita a scacchi in cui devono essere rispettati equilibri territoriali e appartenenze politiche.

Nel territorio dell’ambito i Comuni biellesi rappresentano una vasta maggioranza e, soprattutto, sono detentori, attraverso dighe, corsi d’acqua e sorgenti, della quasi totalità della risorsa idrica distribuita. Per loro non è quindi accettabile che si concretizzi il rischio di ritrovarsi un gestore privato del servizio, sia con un affidamento in forma mista, che, peggio, con il bando di una gara europea. L’uni- ca via per mantenere la gestione in mano alle società interamente partecipate dai Comuni, è””quindi quella di un affidamento in house, che potrebbe arrivare in prima battuta o attraverso una proroga dei termini per consentire la transizione verso il gestore unico pubblico.

Se non si riuscisse a mettersi d’accordo, più che dal commissariamento di Egato-2, la minaccia maggiore potrebbe essere rappresentata dall’obbligo di arrivare a una gara internazionale, con l’ingresso, a quel punto quasi certo, di grandi multinazionali che imposterebbero una gestione molto economica e poco sociale di questo servizio primario.

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