Biellese orientale. La Rovella, un ingombro da togliere?

Detta così, ricorda un po’ la storia di quel concorrente di Portobello che nel 1978 voleva spianare il Turchino per togliere la nebbia dalla Valpadana. In realtà il Monte Rovella, boscosa piramide a tre lati che sfuma a nord nella Valle di Mosso e a sud verso la piana del Cervo, è un ingombro solo per me, visto che da casa mi impedisce la vista di mezza pianura piemontese.
Ma quando ci sei sopra e ti guardi attorno - meglio in inverno quando l’assenza di foglie permette di vedere lontano - ti accorgi che la Rovella è un grandissimo polmone verde, proprio al centro di una parte del Biellese molto popolata. Intorno ci sono tanti paesi, in gran parte nuclei urbani di piccola dimensione che insieme vanno a formare una vera e propria cittadella diffusa.

Da Banchette alla vetta
E’ questo il “cuore verde del Biellese”, un cuore con una dozzina di comuni, più o meno ottomila abitanti. Che a quanto pare vivono bene, a vedere le tante case linde e curate, orti e giardini. E abitanti che crescono, come segnalato dall’amico Ceffa, sindaco di Bioglio.
Ed è proprio il Comune di Bioglio, titolare amministrativo della maggiore superfice della Rovella, ad avere completato in questi giorni un intervento di segnaletica dei sentieri più importanti, con l’intenzione di garantirne più avanti la manutenzione.
La rete degli itinerari si sviluppa attorno al percorso principale che attraversa il territorio comunale da sud a nord, individuando la cima della Rovella come una logica meta finale e il Santuario di Banchette come polo religioso e turistico, grazie alla presenza del ristorante-foresteria che presto potrà ospitare anche i pellegrini sul Cammino di San Carlo.
Da Banchette inizia il sentiero che sale direttamente alla vetta della Rovella, a 889 m, ma a circa quota 700 metri si sviluppa un piacevole anello lungo 6 chilometri che gira attorno a tutta la montagna, offrendo ogni tanto interessanti scorci panoramici verso i paesi intorno.

Un sistema “fuori dal Comune…”
Sono stati segnalati e ripristinati anche alcuni sentieri che erano meno frequentati, ma importanti per completare il sistema, come quelli tra la frazione Monte e la frazione Caretto e tra Mornengo a Banchette.
La rete non esclude il centro paese e altri punti di interesse, grazie alla variante che per strada carrozzabile dalla frazione Monte raggiunge il municipio e la chiesa parrocchiale, prosegue per il bivio di San Rocco, per Alcinengo e Villa Sella, raccordandosi con il percorso principale alla Cascina della Madonna.
In un tratto di strada tra Mornengo e Allongo è stato realizzato anche il percorso di Salute in Cammino, il programma di prevenzione benessere ideato dal Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Biella.
Inoltre la rete dei sentieri garantisce tutti i raccordi con i paesi e i comuni confinanti. Infatti, il percorso principale parte dal confine con Piatto, al fine di sfruttare la rete dei percorsi di questo comune che a loro volta raggiungono la lama “dal Boro” sul torrente Quargnasca e il tracciato del Winter Brich Trail, verso Ternengo.
Da Allongo si può salire a Fiaglio, frazione di Pettinengo, mentre da Alcinengo è possibile scendere a Valle S. Nicolao. Inoltre da Banchette si può scendere a Cascina Picco in comune di Veglio con l’antico sentiero del lavoro e dalla Cascina della Madonna parte il collegamento con Valle Mosso, sul versante orientale della Rovella.

Un Cuore Verde per cammini e bike
Bioglio non è il primo Comune a ottimizzare i percorsi, in previsione di un sistema allargato agli altri Comuni del “cuore verde”. Lo aveva già fatto Pettinengo pochi anni fa, con il progetto della “Maglia dei Sentieri”, lo aveva fatto Piatto anni prima, con una rete di percorsi che ora andrebbe ripresa e collegata con l’esterno. Ronco Biellese ha necessità di valorizzare l’area del Brich, in sinergia con Zumaglia, mentre Ternengo potrà migliorare i bellissimi “percorsi verdi” nella valle del torrente Quargnasca.
Quaregna sta definendo una rete che parte dal piano e sale verso il castello di Cerreto e che può svilupparsi in uno straordinario sistema di percorsi per bike che arrivano a Piatto e raggiungono Valle San Nicolao attraversando la Pianetta, area naturalistica di particolare interesse.
Pensate, da Quaregna e da Valdengo si può partire a piedi per salire la Rovella in mezza giornata, tutto per piste e sentieri, come fosse una vera escursione alpina. Si incrociano mulini e mura di lanifici dismessi, cascine ancora in attività e man mano si sale il panorama si apre sulla pianura e sulle Alpi.
Oppure si può seguire il Cammino Eusebiano da Quaregna, Valdengo, Ternengo e Pettinengo dove si incontra il Cammino di San Carlo per proseguire verso Oropa. C’è anche una particolare ospitalità ben distribuita, tra b&b, agriturismi e altre strutture adatte a una accoglienza in linea con le nuove frontiere del turismo lento e sostenibile.

Una nuova identità
Se poi fate attenzione alla storia e alla cultura, troverete un cuore che batte forte in tanti piccoli musei come quelli di Pettinengo, nell’arte presente nelle chiese, nella devozione popolare al Santuario di Banchette e in altri oratori nascosti. Troverete gente che si sporca le mani con le terre di Ronco per fare cose utili e belle o altra gente che lavora la lana in modo tradizionale a Ternengo, Pettinengo e Zumaglia. E chi non è mai stato qui si stupirà nel vedere una mezza dozzina di castelli e un continuo di ville e palazzi storici con parchi e giardini, forse di più che in tanti luoghi meglio celebrati del nostro Paese.
In sostanza un territorio bello, vivo e pulsante, che come tutti i cuori attende anime gemelle e gentili, con le quali condividere questa nuova identità.

Rifugio Alpe Baranca Località Alpe Baranca Fobello (Vc)
Tel. 0163 326224 347 8659385

Oggi si va in Valsesia, a Fobello, dove dalla località S. Maria parte il sentiero per l’escursione al Colle e al Lago di Baranca, specchio d’acqua collocato a circa 1800 metri di altitudine da cui nasce il torrente Mastallone. L’itinerario si snoda lungo una bella mulattiera costruita oltre 130 anni fa sui percorsi walser che univano la Valsesia alla Valle Anzasca. In meno di un’ora giungiamo all’Alpe Baranca, costituita da una bella radura  dove pascolano una dozzina di mucche e da un gruppo di baite addossate a enormi massi e poco dopo giungiamo nei pressi del Rifugio. Lo superiamo e ci attardiamo a raccogliere mirtilli nei prati attorno ad una bella Chiesetta alpina realizzata dal Gruppo Alpini di Fobello all’interno di un grosso masso, in sostituzione di una precedente costruzione distrutta da una valanga. Riprendiamo il cammino e in meno di mezzora giungiamo al lago, non prima di aver scattato alcune fotografie alla bella cascata con cui il torrente Mastallone inizia il suo percorso verso valle. Percorriamo il sentiero che costeggia il lago per osservare e fotografare le baite dell’Alpe Selle e i ruderi della famosa Villa Aprilia, un tempo di proprietà della famiglia Lancia, distrutta nel 1944. Intanto è venuta l’ora del pranzo e al Rifugio ci aspetta per le ore 13 la signora che gestisce l’attività con il figlio. Il rifugio è un edificio di pietra e legno ricostruito per la gran parte dopo che un rovinoso incendio l’aveva praticamente distrutto nel 2014. E’una costruzione semplice, abbellita all’esterno da tantissimi fiori, con spazi interni non grandi; come semplice ed essenziale è l’approccio della signora che ci fa accomodare al nostro tavolo dove già aveva portato l’acqua e un vassoio di salumi e formaggi. Seguono gli altri piatti previsti nel menu del giorno (18 euro), che scopriamo solo nel momento in cui arrivano in tavola: spaghetti al pomodoro, polenta concia e polenta con salame cotto in porzioni molto abbondanti. I cibi si sono rivelati molto buoni, in particolare la polenta concia ricoperta con una crema morbida di formaggio e panna ed una consistente spolverata di pepe nero. Siamo stati bene.

© RIPRODUZIONE RISERVATA