Due biellesi in difesa delle Cime Bianche. Quell’ultimo “paradiso” minacciato dall'uomo

Foto di Andrea Formagnana.

Con Annamaria Gremmo e Marco Soggetto, “custodi” di questo scrigno naturale, “il Biellese” propone un’escursione lunga ma di gran fascino.Annamaria Gremmo, medico biellese, e il suo ragazzo Marco Soggetto, un passato lavorativo all’Eni e ora impiegato in un’azienda meccanotessile biellese, condividono la passione per la montagna e la fotografia. Una passione che ha portato i due giovani a prendere a cuore il destino del Vallone delle Cime Bianche in Val d’Ayas. “il Biellese” li ha incontrati e ha avuto la possibilità di compiere con loro un’escursione in quest’angolo ancora incontaminato, ai piedi del Monte Rosa. Il loro amore per questo Vallone, negli ultimi anni minacciato dal progetto di un collegamento funiviario tra i comprensori sciistici del Monterosa Ski e di Cervinia-Zermatt, è autentico. Ancora nella fasi preliminari, quando li abbiamo incontrati per pianificare l’escursione, al solo fatto di parlare delle Cime Bianche i loro occhi si illuminavano di una luce speciale. Che due biellesi siano così “innamorati” di questo angolo di Val d’Ayas non deve sorprendere. Da sempre i legami tra Biella e la valle solcata dal torrente Evançon sono stretti. Lo testimonia la religiosità popolare: anche qui, come nella più vicina Valle del Lys (Gressoney), si tramanda la venerazione per la Madonna d’Oropa. Le montagne hanno sempre unito e in passato le vie di comunicazione privilegiavano i colli piuttosto che i fondovalle. Nel Basso Medioevo, epoca che coincide con un periodo caratterizzato da mitezza del clima, che gli esperti chiamano di optimum climaticum, durante il quale avvenne anche la colonizzazione delle alte valli del Monte Rosa a opera dei coloni di origini alemanna che avrebbero dato vita agli insediamenti e alla cultura walser, le rotte commerciali tra Nord e Sud Europa passavano proprio dalle montagne alle nostre spalle. Le merci e i mercanti provenienti da Nord risalivano il Colle del Teodulo, tra Zermatt e Valtournanche e poi, attraverso il Colle delle Cime Bianche, scendevano ad Ayas. Da qui risalivano il Colle della Bettaforca per ridiscendere a Gressoney. Dalla valle del Lys si aprivano diverse possibilità grazie ai colli che mettevano in collegamento la valle con la Valsesia o il Biellese. Una di queste rotte transitava dal Colle della Barma e da lì raggiungeva Oropa e Biella. Ancora oggi la porta a Nord del chiostro della Basilica antica di Oropa si chiama, come ha ben ricordato in un suo recente lavoro lo studioso don Angelo Stefano Bessone, la porta di Aosta. «In santuario veniva garantita la presenza di sacerdoti in grado di comprendere e parlare sia il tedesco che il francese», ricorda Bessone. Tornando alle Cime Bianche e ad Annamaria e Marco, bisogna dire che non sono soli. Con loro, a condividere la battaglia per salvaguardare quest’ultimo paradiso, c’è l’amico fotografo Francesco Sisti, originario della Lomellina. Francesco fa parte del team di Clickalps, forse la più importante agenzia italiana di fotografi paesaggisti specializzati in paesaggio montano. Negli ultimi anni, insieme, hanno creato un team con un progetto ben preciso: fotografare, documentare, testimoniare la bellezza di questo angolo incontaminato e attraverso il medium fotografico smuovere le coscienze e “influenzare” un movimento di opinione che possa crescere nella consapevolezza che luoghi come questi, arrivati integri fino a noi, vanno preservati. «Le immagini devono veicolare un messaggio» dice Annamaria e i risultati stanno pian piano arrivando. I tre amici fotografi hanno pubblicato un loro portfolio sulla rivista nazionale del Club Alpino, Montagne360, e sono sempre di più le serate che vengono organizzate dalle diverse sezioni. E il Vallon, mai come negli ultimi anni, è percorso da tanti escursionisti che, raccolto il senso della “campagna” ambientalista, decidono di andare a vedere tanta bellezza. Tanti escursionisti significa anche tante fotografie che poi, in epoca social, invadono il web e quel messaggio che Annamaria, Marco e Francesco, hanno tra i primi lanciato, diventa virale. Salire al Colle delle Cime Bianche percorrendo tutto il Vallone non è una gita per tutti, non per le difficoltà che non ci sono, bensì per l’impegno fisico richiesto dalla lunghezza. Con Annamaria e Marco abbiamo compiuto l’intero giro del Colle Superiore e del Colle Inferiore delle Cime Bianche. Abbiamo risalito il Vallone laterale di Tzére, goduto della bellezza delle aree umide e delle torbiere, in questa stagione arricchite da migliaia di eriofori in fiore, del colore smeraldo dei laghi, del magnetismo del Cervino e della presenza degli stambecchi. Valicato il Colle abbiamo anche potuto vedere il rischio che questo “ultimo paradiso” corre, così assediato dall’industria dello sci che con la promessa di nuova ricchezza seducono le popolazioni locali. Dopo circa 1500 metri di dislivello e quasi 25 chilometri percorsi siamo rientrati nella frazione di Saint Jacques dove avevamo lasciato l’auto. L’escursione, compiuta senza fretta e con tanto tempo dedicato alla fotografia, è durata più di 10 ore. La sfida più difficile di Annamaria, Marco e del loro amico Francesco, è quella di far comprendere il loro messaggio anche ai valligiani. Le montagne, la natura, sono di tutti e sono un bene indisponibile che va custodito e trasmesso alle generazioni future. Non sono solo di chi le vive e ci abita: ecco perché chiunque ha il diritto, e forse il dovere, di battersi affinché non tutto venga divorato dai “non luoghi” di una contemporaneità senza orizzonti.L’intervento di Marco SoggettoPerché bisogna preservare e custodire il Vallone delle Cime Bianche Dal 2004, Marco Soggetto gestisce Varasc.it, forse il sito più completo dove trovare informazioni sulla Val d’Ayas. Un sito che, insieme agli omonimi canali social (Facebook e Instagram) è diventato punto di riferimento per escursionisti e alpinisti, anche stranieri. Dalle sue pagine, Marco spiega perché bisogna custodire il Vallone delle Cime Bianche. Solco vallivo situato nell’alta parte della Val d’Ayas, il Vallone delle Cime Bianche contribuisce a formarne la testata superiore, insieme al contiguo Vallone di Verra. Confinante con l’alta Valtournenche e chiuso dall’impressionante Glacier d’Aventine o Ghiacciaio di Ventina, il nostro bellissimo Vallone è conformato e protetto da svariate cime di grande fama: dal massiccio della Rocca di Verra che lo separa dall’omonimo vallone, alla sfilata degli imponenti “Tremila” del versante occidentale, quali il Petit e il Grand Tournalin, il Monte Roisetta, la Pointe Sud, il Bec Carré, la Gran Sometta. A prescindere dalla sua pur fortunata posizione geografica, il Vallone delle Cime Bianche rappresenta un patrimonio condiviso d’inestimabile pregio, in qualità di ultima valle non pesantemente antropizzata dell’intera Val d’Ayas. In altre parole, questo Vallone è tuttora privo di piste da sci o impianti di risalita, di strade o strutture abitate, di centraline idroelettriche private, nonché di altre strutture invasive per l'ecosistema. Preservata dallo sfruttamento turistico massivo, anche in virtù delle sue caratteristiche morfologiche, questa terra di rara bellezza è difatti quasi completamente tutelata dalla ZPS (Zona protezione speciale) “Ambienti Glaciali del Gruppo del Monte Rosa”. I motivi sono numerosi: il Vallone ospita un delicato ecosistema d'alta quota assolutamente unico nel suo genere e in particolare a livello botanico e geologico, con un importante riferimento alla storia più antica della Val d'Ayas e dell'intera Valle d'Aosta. È inoltre particolarmente ricco a livello faunistico, a differenza di altri valloni e valli minori che per motivi antropici hanno quasi del tutto perso la fauna e la flora originarie. Vi si trova infatti una rara ricchezza in termini di biodiversità. Ciò malgrado, il Vallone delle Cime Bianche e la zona di Frachey, sottostante l’abitato di Saint Jacques, sono attualmente minacciati da un progetto di collegamento funiviario. L'idea affonda le radici nel lontano passato, essendo già stata proposta sin dagli anni Settanta, e vive attualmente un momento di grande ribalta, a livello di discussioni e visibilità mediatica. Il progetto è molto popolare a livello locale; per contro, il collegamento è avversato da migliaia di persone, villeggianti "storici" di Ayas e della sua valle, turisti e amanti della montagna intatta e incontaminata. In ultimo, il progetto è stato avversato anche da personalità di rilievo, scrittori e intellettuali. Varasc.it, insieme ad Annamaria Gremmo e a Francesco Sisti, ha sposato da anni la causa della difesa dell’ultimo Vallone intatto dell’intera Val d’Ayas. Nel dicembre 2018 abbiamo pubblicato l'articolo "L'ultimo Vallone selvaggio. In difesa del Vallone delle Cime Bianche", su "Brich & Bocc", la Rivista del CAI Biella. A febbraio 2019 abbiamo pubblicato l'articolo "L'ultimo Vallone selvaggio", in "Monti e Valli”, periodico del CAI di Torino. Sempre a febbraio abbiamo presentato una serata fotografica a Città Studi, ospiti del Cai Biella; una seconda serata divulgativa pro bono, su invito del CAI di Mariano Comense, ha avuto luogo a maggio 2019. Nel mese di giugno la prestigiosa rivista del Cai, "Montagne 360", ha pubblicato il nostro portfolio fotografico, "L'ultimo Vallone Selvaggio”. Ulteriori iniziative divulgative e informative, sempre votate alla causa della tutela del Vallone delle Cime Bianche, avranno luogo nei prossimi mesi.Scheda TecnicaESCURSIONE ALLE CIME BIANCHEPartenza: Località Blanchard di St. Jacques mt 1728 Difficoltà: Escursionistico Periodo: luglio-settembre Dislivello: 1400 mt Durata: 7,30 h Segnavia: 6 Carta: IGC 108 1.25000 Cervino-Breuil- Champoluc Dall’abitato di Saint Jacques si sale e si supera il bar Fior di Roccia.Si segue il sentiero 6 per il Colle Nord delle Cime Bianche. Il sentiero s’innalza subito a gradoni, poi si inoltra nel bosco fino al primo bivio, dove ci si tiene a sinistra (si trascura il ramo a destra per il Lago Blu, pian di Verra) e si raggiunge la borgata di Fiery (1878 m). Si attraversa un ponte e si prosegue nel bosco di conifere, fino a quota 2100 mt circa, seguendo il sentiero principale (segnavia 6); usciti dal bosco il sentiero sale per tornanti, passando a destra di alcuni ruderi di alpeggi. Si approda a un vasto pianoro, si ignora il bivio a destra per il Bivacco Città di Mariano e si percorre il Vallone. Attraversando alcuni tratti paludosi si raggiunge l'Alpe Mase (2300 m). Si sale a sinistra, con ripide svolte, e si arriva ad un altro altopiano. Qui il sentiero, sempre evidente e segnato anche da frecce gialle, guada il ruscello più volte e prosegue per tutto il Vallone, tenendosi poi sulla destra. Qui si incontra un nuovo guado seguito da una moderata salita e si raggiunge finalmente il Gran Lago delle Cime Bianche (2808 m). Si attraversa il corso d'acqua emissario e si sale il ripido pendio ovest, che offre una suggestiva vista sui due bacini del Lago. Salendo, si scorge il sovrastante Lago di Ventina poi nell'ultimo tratto il sentiero si addolcisce e con un ultimo traverso sbocca al Colle Superiore delle Cime Bianche, attraversato il quale si spalanca una splendida vista sul Cervino, la Dent d'Herens e la testata della Valtournanche. Ritorno per il percorso di salita.

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