Mentre mi state leggendo, il vostro scrivano si trova in Sardegna, a percorrere il Cammino Minerario di S. Barbara. Ebbene si, sono sempre in giro, come mi dicono spesso gli amici, ma spero di farvi partecipi dei miei vagabondaggi riempiendo questa pagina con racconti, notizie e immagini. E tanto per cambiare non sono qui per caso o solo per vacanza, ma per motivi che hanno molto a che vedere con il Biellese.
Legami biellesi
La ragione che mi ha portato in questa parte di Sardegna è legata alla presenza, giusto 150 anni fa, del mio compaesano Quintino Sella. Nel 1869 Sella arriva a Iglesias due volte, nella sua veste di componente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle condizioni dell’isola. Vi era già stato nove anni prima, allora non come politico ma come ingegnere minerario di indiscussa competenza. In quella occasione ebbe modo di rilanciare l’industria mineraria sarda, favorendo anche la nascita delle scuole professionali e ponendo le basi tecniche per la realizzazione della ferrovia che pochi anni dopo andò a collegare la grande miniera di Monteponi, a pochi chilometri da Iglesias, con Cagliari. Ma i legami biellesi con la bella isola mediterranea sono molti e di non poca importanza, storica e culturale. A cominciare dalla tradizione legata a Sant’Eusebio da Cagliari, primo vescovo del Piemonte e di Vercelli. Di ritorno dall’esilio palestinese nel 362 d.C. portò con se tre statue di Madonne Nere. Una di queste venne posta nella cattedrale di Cagliari, una a Oropa e l’altra a Crea.
Sella, Lamarmora, Mosca…
Quando la Sardegna, nel 1718, passa ai duchi di Savoia, i rapporti tra il Piemonte e l’isola diventano molto intensi, con il coinvolgimento di alcune importanti figure biellesi, tra le quali Filippo Ferrero Fieschi della Marmora, nominato viceré di Sardegna.
Un altro componente della stessa casata, il generale Alberto Ferrero della Marmora, è riconosciuto come uno degli studiosi più importanti dell’isola. Nella prima metà dell’Ottocento viaggiò per tutta la Sardegna, pubblicando nell’opera “Voyage in Sardaigne” i suoi resoconti di viaggio e realizzando 19 tavole geografiche, geologiche e fisiche. Al suo nome è dedicata sul Gennargentu la Punta La Marmora, 1834 m, più alta della Sardegna.
Tutti conoscono la Tenuta Sella & Mosca di Alghero, fondata nel 1899 dall’ingegner Erminio Sella, nipote di Quintino, con il cugino avvocato Edgardo Mosca. “Come gli occhi, anche il palato amerà questa terra”, è quanto si legge nella pubblicità dell’azienda, forte di ben 550 ettari di vigneti. Passata a fine ’900 alla Campari è ora del gruppo Terra Moretti, con partecipazioni internazionali.
Storia del Cammino
Iglesias, cittadina di 26.500 abitanti, già centro minerario, è ora uno dei capoluoghi della Provincia del Sud Sardegna. E’ il luogo di partenza del Cammino Minerario di S. Barbara, uno splendido itinerario storico, culturale e religioso nel Parco Geominerario della Sardegna, lungo quelli che un tempo erano i percorsi minerari del Sulcis Iglesiente Guspinese. Sono circa 400 chilometri in 24 tappe, in una delle terre più antiche d’Italia, tra mare, monti e miniere dismesse.
L’idea del Cammino nasce nel novembre del 2001, nel profondo del Pozzo Sella della miniera di Monteponi, al termine di una lotta durata più di un anno che ha portato alla costituzione del Parco. A guidare la protesta c’era il geologo Giampiero Pinna, ora presidente della Fondazione del Cammino Minerario, allora incaricato dalla Regione Sardegna di “liquidare” quello che rimaneva dell’impresa mineraria.
Progetti in cammino
Conosco Pinna da sei anni, da quando lo invitai a Biella per allestire insieme, al Cantinone della Provincia, una mostra dal titolo “Da qui passò Quintino Sella, itinerari in Sardegna e in Piemonte”.
Ora mi ha ricambiato l’invito, organizzando a Iglesias un programma sontuoso per ricordare i 150 anni del viaggio a cavallo tra le miniere, effettuato da Sella nel maggio 1869. Sullo stesso itinerario selliano, sabato 9 maggio è partito il primo trekking a cavallo, e martedì scorso, all’Istituto Minerario di Iglesias, ho presentato il progetto “Salute in Cammino” dell’Asl di Biella. Anche qui stanno realizzando un percorso con i cartelli segnatempo che abbiamo studiato a Biella.
Altri impegni ci saranno al termine di questi giorni di cammino, tra martedì e mercoledì della prossima settimana, con la presentazione del progetto “Scuole in Cammino”, promosso a livello nazionale dalla Rete dei Cammini e con la visita alla struttura museale del Pozzo Sella.
Panorami emozionanti
Alla spedizione sarda partecipano con me una dozzina di persone, metà biellesi e altrettanti novaresi. In questa settimana stiamo percorrendo le prime tappe del Cammino Minerario, raggiungendo il mare a Nebida, dove abbiamo visitato la Laveria Lamarmora, una delle strutture minerarie più affascinanti, costruita a strapiombo sul mare per facilitare l’imbarco dei minerali dopo il trattamento di lavaggio.
Con uno splendido percorso tra profumate fioriture e panorami mozzafiato, abbiamo raggiunto Masua per visitare la struttura di Porto Flavia. Con un percorso di 800 metri in galleria abbiamo raggiunto i magazzini ipogei, dove il materiale di miniera veniva portato e stivato in cavità della roccia. Da qui usciva nella struttura portuale, sospesa nella parete a picco sul mare, e veniva caricato sulle grandi navi, di fronte allo scoglio del Pan di Zucchero.
Le dune di Piscinas
Il cammino continua da Masua verso Buggerru, con una delle tappe più impegnative. Ma la fatica è compensata dalla straordinaria bellezza del paesaggio costiero e dalla ricchezza del patrimonio geologico. Da Buggerru a Portixeddu il percorso è abbastanza breve e ci consente di dedicare tempo alle testimonianze della storia mineraria. Un’ora e più di cammino sulla spiaggia ci attende per domenica 19 maggio, per arrivare a Piscinas. Considerata una delle meraviglie del Mediterraneo, la spiaggia di Piscinas è composta di chilometri di grandi e sinuose dune di sabbia, tra le più alte d’Europa, che vanno dall’entroterra fino al mare e che ospitano secolari ginepri dai rami contorti, modellate dal maestrale, lentischi, gigli di mare e vecchie piante d’ulivo che formano piccoli boschi.
Lunedì si continua rientrando verso l’interno dell’isola per arrivare alle ex miniere di Montevecchio, uno dei complessi minerari più grandi, un vero paese con caserma, ospedale, scuole. Ora ci vivono ancora trecento persone e si possono visitare il palazzo della direzione, un museo e la cappella dedicata naturalmente a S. Barbara.
© RIPRODUZIONE RISERVATA