Viaggio nell'Italia di mezzo - 1ª puntata. Qui, dove il Mare luccica e tira forte il Vento…

“...su di una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento”.
Ci sono stato su quella terrazza, la vedete a destra della foto in testa alla pagina. Era la terrazza del b&b che mi ha ospitato per un paio di giorni a Sorrento. Un’antica villa, ex albergo, nel punto più suggestivo a picco sul porto e davanti al golfo di Napoli, con il Vesuvio a connotare lo sfondo.
“Un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto,
poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto”.
Quell’uomo era Enrico Caruso, celebre tenore partenopeo. Gravemente malato, passò gli ultimi giorni al grand’hotel Excelsior Vittoria, prima di essere portato a Napoli, dove morì nel 1921, a 48 anni. Si racconta che il tenore ebbe in quei giorni la visita di una giovane cantante, desiderosa di incontrare il mito. La donna conosce il destino di Caruso e piange ascoltandolo, pur con la voce ormai consumata.

Dalla Caruso
Caruso sa che gli rimane poco da vivere e comunque vuole consolare la ragazza, dedicando le sue note a quella donna e all’arte che ama: il canto. Le parole sono un forte richiamo a un altro storico brano della tradizione napoletana, Dicitencello vuje:
“Te voglio bene assaje,
ma tanto tanto bene, sai”.
Chi sta leggendo sa già dove vado a parare. Negli anni Ottanta un altrettanto celebre cantante, Lucio Dalla, arriva per circostanze fortuite a Sorrento. Stava facendo un periplo in barca delle coste italiane, nel golfo ha un’avaria e ripara in porto. In attesa della sistemazione del danno soggiorna all’Excelsior Vittoria e le viene assegnata - ovviamente verrebbe da dire… - la stessa stanza di Caruso.
Conosce in quell’occasione la storia degli ultimi giorni del tenore e, da cantautore dall’animo sensibile qual è, si emoziona e compone di getto la sua più bella e famosa canzone: Caruso.

Tre tipi di incontro
Quando presento i miei libri dedicati ai cammini, racconto sempre del triplice incontro che connota l’andare a piedi sui lunghi percorsi. Il primo incontro è con se stessi, a ricercare qualcosa dentro di noi, nella speranza di non trovarlo mai e quindi di continuare a cercarlo. Il secondo incontro è con chi cammina con te: si condividono le storie, si fanno nuove conoscenze.
Ma quello che preferisco è il terzo tipo di incontro, quello con i luoghi e con le persone che trovi lungo il cammino. Sono loro a riempirti il ricordo e l’animo di storie. E a fare grande il tuo viaggio.
E’ successo così anche a Sorrento. A pochi passi da dove ero ospite, nel muro che circonda il parco della villa comunale, ho visto un murales con le figure di Dalla e di Caruso e la gentilissima titolare del b&b mi ha ricordato la vicenda. Dall’altra parte della strada si trova il grand’hotel Excelsior Victoria.

Al tramonto
Sulla terrazza davanti al golfo, è possibile rivivere le emozioni che hanno suggerito a Dalla il suo capolavoro. Qui, dove il mare luccica nel riflesso delle onde increspate dal vento forte, il sole va lentamente a nascondersi oltre la punta della penisola sorrentina. Là dietro c’è Capri, l’isola più facilmente raggiungibile, verso destra e più lontana Ischia e poi la piatta Procida. Le prime luci di Napoli sono appena visibili e vanno, verso di noi, a creare un arco che ha nel Vesuvio la punta di una ideale freccia. Più vicina, la falesia costiera presenta le sue ripide pareti a picco sul mare, alte una cinquantina di metri, tagliate da stretti canaloni incisi nel tufo, dove scendono stradine a raggiungere i piccoli porti e gli approdi creati sulla riva.
E’ un paesaggio che affascina ma anche disorienta, come sembra suggerire Dalla quando dice “di Surriento”. Il vento tagliente che increspa il mare fa gridare con più forza le emozioni, altrimenti svaniscono. L’uomo, Enrico Caruso, abbraccia la ragazza che manifesta la propria tristezza con le lacrime. Il tenore non si avvilisce, si avvia sereno al proprio tramonto e raccoglie le forze per finire il suo canto.

Vide’o mare…
Anche i poeti hanno cantato Sorrento, la cittadina più famosa della costiera sorrentina. Località di villeggiatura fin dai tempi antichi, affascina turisti e visitatori con i suoi scorci mozzafiato, il paesaggio di giardini e agrumeti, le marine, il suggestivo centro storico e l’antica tradizione della tarsia e dei merletti.
Ci sono arrivato lunedì 11 ottobre, nel giorno meno adatto. Iniziava il giorno dopo il G20, il forum internazionale dedicato all’economia e al commercio delle principali economie del mondo. La mia auto è stata fermata una dozzina di volte nei posti di blocco, ma la prenotazione alberghiera funzionava meglio del green pass e potevo passare. I grandi alberghi vicini al nostro b&b erano presidiati da ogni tipo di polizia; fuori, cortei di pulmini dai vetri oscurati attendevano ministri e dignitari di ogni colore.
Per ritrovare l’atmosfera giusta, per l’ultima sera ci siamo concessi una cena tipica a Marina Grande, il pittoresco borgo sorrentino sulla riva del mare. Si arriva scendendo i gradoni in pietra di una stradina, attraversando l’antica Porta Greca. Marina Grande conserva il fascino del villaggio di pescatori, con le sue case colorate, le barche e le reti tirate sulla riva.
Vide’o mare quant’è bello,
spira tantu sentimento…
Tra un antipasto di pesce e gli ottimi gnocchi sorrentini, arriva l’immancabile chitarrista che intona al nostro tavolo Torna a Surriento, l’altra famosa canzone locale.
Per il finale guarda negli occhi mia moglie…
Ma nun me lass’a,
nun darme stu turmiento!
Torna a Surriento…
A quel punto, rivolto al sottoscritto, porge la mano aperta in un gesto inequivocabile e chiude:
Famme campa!

Cari lettori,
sono cinque (cento…) le buone ragioni all’origine di questa pagina. La prima è un ringraziamento a voi che mi seguite, con dimostrato affetto, ogni settimana da dieci anni. Era infatti il 7 ottobre 2011, quando è iniziata questa mia collaborazione con il giornale. Doveva durare tre mesi, e sono ancora qui. Grazie anche all’editore, al direttore e agli amici giornalisti che sopportano questa mia intromissione.
La seconda ragione è legata alla prima: questa di oggi è l’uscita n. 500 di Dietro l’angolo! E quindi deve essere una pagina speciale. Ovvero il terzo motivo: nell’ottobre di oltre quarant’anni fa, la penisola sorrentina e la costiera amalfitana sono state la meta del nostro viaggio di nozze. E visto che l’involontaria (più o meno…) modella delle foto di queste pagine è quasi sempre mia moglie, mi sia concesso di ringraziare anche lei per la pazienza che ha nel seguirmi. Nella vita e nel mio eterno, fin che posso, girovagare.

La quarta ragione è il motivo che mi ha portato, pochi giorni fa, a intraprendere quest’altro viaggio in quella che io chiamo l’Italia di Mezzo. Ero atteso al Parco Nazionale d’Abruzzo, a Pescasseroli, per l’Assemblea d’Autunno della Rete dei Cammini, consociazione di cui sono vicepresidente nazionale.
Nelle prossime pagine vi racconterò di questo e degli altri luoghi dove sono stato.
La quinta ragione l’ho letta nei tabelloni di tutti gli autogrill dove mi sono fermato: “Siamo in un Paese meraviglioso”. Vi confermo che è vero, e spero di dimostrarlo anche con le mie parole. Grazie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA