Fondo Tempia, il progetto dedicato ai bambini

E con “Acongagua” i ragazzi malati possono seguire le lezioni a distanza

Nacque nell’ormai lontano 2010 il Progetto Bambini del Fondo Edo Tempia, quando una madre bussò alle porte della sede di via Malta per chiedere aiuto per il figlio malato e l’associazione punto di riferimento per prevenzione, assistenza e cura del cancro decise di dedicare una struttura apposita a casi come il suo. Nel 2023 sono stati 48 quelli presi in carico. Solo nell’8% delle situazioni la malattia ha colpito un minore.

«Sono, per fortuna, rari i tumori nelle fasce di età dei più giovani» dice Isabella Graziola, la psicologa che segue più da vicino il progetto. «Ma il nostro sostegno è allargato alle famiglie con attività diverse e adeguate ai bisogni di ciascuno: bambine e bambini soffrono anche quando si ammala una persona a loro casa e la mano tesa è utile anche per i genitori e, talvolta, anche per gli insegnanti».

Più di 1.200 ore in un anno

Per questo il Fondo Edo Tempia ha messo in piedi una squadra che si occupa di più discipline: accanto all’assistenza psicologica ci sono le attività che regalano momenti di serenità in un periodo caratterizzato da ansia e paura, come lo yoga, l’arteterapia e la pet therapy. C’è l’aiuto degli educatori per i problemi quotidiani legati alla scuola. Nei casi di particolare difficoltà, poi, arriva anche un sostegno economico, grazie anche al progetto protezione famiglie fragili che, in un caso su quattro, è rivolto a nuclei in cui sono compresi anche bambini o giovani adulti. Sono state 1.256 le ore di professioniste e professionisti dedicate alle famiglie seguite dal progetto, 456 delle quali per i soli colloqui psicologici.

«I casi» spiega Isabella Graziola «arrivano da persone che chiedono spontaneamente il nostro aiuto, dai servizi territoriali ma anche dalle aziende sanitarie, che ci affidano le situazioni che conoscono per essere particolarmente delicate».

La scuola in ospedale a Novara

Ha radici biellesi anche il progetto Aconcagua, che ha permesso al reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale di Novara di strutturarsi per consentire a ragazzi e ragazze delle scuole superiori di seguire le lezioni con la didattica a distanza. L’iniziativa prende il nome dalla montagna delle Ande, teatro dell’impresa di Pietro Presti, direttore generale della Fondazione Tempia, legata a una campagna di sensibilizzazione e a una raccolta fondi dedicata. A settembre è stata avviata, sulla falsariga di un lavoro simile svolto al Regina Margherita di Torino fin dal 2015.

Il progetto, nato insieme a Fondazione Agnelli e Unione genitori di Novara, offre gli strumenti necessari e il personale di sostegno per poter aiutare i giovani pazienti a mantenere un legame con la loro quotidianità di prima partendo dalla scuola che è il cuore della vita sociale a quell’età.

«Ci auguriamo che possa essere un esempio» aveva detto Presti nel giorno della presentazione a Novara «e che diventi un’opportunità per i ragazzi ma anche un’occasione per sensibilizzare sul modo migliore per sfruttare le nuove tecnologie per migliorare la qualità di vita di chi è in terapia».

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