Valentina Grigoli: «È importante
fare ciò che si può e non isolarsi»

A cinque anni e mezzo dall’incidente, la giovane si è iscritta a Scienze della comunicazione e racconta la sua esperienza di rinascita

Era il 13 dicembre 2019. Valentina Grigoli stava viaggiando sull’auto con i suoi genitori. All’incrocio di via Rigola con via Salvo D’Acquisto, a Biella, il veicolo guidato da una donna si schianta contro il loro mezzo. Valentina, seduta sul sedile posteriore, è gravissima. Viene ricoverata in Terapia intensiva. Per diversi mesi resta in coma, con il mondo del volontariato che rimane con il fiato sospeso: Valentina è una ragazza attiva, impegnata nel sociale. In moltissimi le vogliono bene, affezionati alle sue grandi qualità umane. Collabora con il Centro missionario diocesano e con la Caritas biellese: ha vissuto due anni in Argentina come missionaria Fidei Donum nel Gran Buenos Aires, comune di Tres de Febrero, nella diocesi di San Martin. E non è l’unica esperienza in terra di missione: ha conosciuto diverse realtà in Brasile, Bolivia, Perù, Burkina Faso, Tanzania, Angola.

Valentina oggi ha 45 anni e un’intensa riabilitazione alle spalle. È un esempio di forza e determinazione, che esprime anche con la recente scelta di dedicarsi a nuovi studi: mentre ha ripreso la sua collaborazione con la Caritas diocesana, si è iscritta alla facoltà di Scienze della Comunicazione, con l’idea di sviluppare alcune delle sue tante attitudini. In questa intervista racconta la sua esperienza.

«Prima dell’incidente viaggiavo molto, sia per lavoro che per piacere.

Non sono sposata e non ho figli, quindi facevo tutto quello che sognavo, non dovendo rendere conto a nessuno. Passavo poco tempo in casa, anche quando ero a Biella. Ora mi rendo conto che la mia vita è cambiata, c’è voluto tanto tempo, ma adesso ho finalmente acquisito consapevolezza».

I momenti più bui, racconta, sono tutti legati all’udito. Ha avuto una determinazione incrollabile nell’affrontare la riabilitazione, dimostrando di avere una forza non comune. «Credo che la forza sia dovuta principalmente all’inconsapevolezza; io non ricordo niente dell’incidente, per esempio, e saperlo solo via racconto mi ha aiutato. Poi penso poco al passato e a quello che potevo fare prima. Mi impegno molto per quello che posso continuare a fare. Fa parte del mio carattere, non è una forzatura. È importante sforzarsi per fare quello che si può e, come insegnamento, non isolarsi. Chiedere aiuto non è negativo e abbiamo sempre bisogno degli altri, a volte di più, come nel mio caso, e non è un fatto negativo».

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