Insulti razzisti: il Ponderano si dissocia

Il caso - Una partita di calcio provinciale di Under 14 fa esplodere la polemica. Il Saint-Vincent Chatillon accusa i genitori della squadra biellese. Dura la replica dei dirigenti nerostellati: nessuno di noi ha sentito

Biella

Una partita di calcio giovanile è diventata un caso nazionale nelle ultime ore. Protagonista, suo malgrado, l’ASD Ponderano che ha subito un pesante attacco mediatico per quanto sarebbe accaduto durante l’incontro Under 14 giocato sul campo di casa domenica pomeriggio contro i valdostani del Saint-Vincent Chatillon.

I fatti

La gara finisce 2-2, gli animi sono caldi. I dirigenti ospiti cercano l’arbitro perché a loro dire c’è stato un insulto di stampo razziale verso un atleta in campo, accaduto durante il primo tempo dell’incontro. Chi abbia urlato non è chiaro, ma viene chiesto all’arbitro di segnalarlo sul referto. Il direttore di gara si chiude nello spogliatoio, con lui un osservatore presente all’incontro. Sembra anche ci sia stata da parte del direttore di gara (o dell’osservatore) una richiesta di intervento della forza pubblica, vista la situazione in divenire. Su questo non ci sono conferme o smentite perché sono stati poi alcuni dirigenti di casa, peraltro appartenenti alle forze dell’ordine, a gestire nel migliore dei modi la situazione.

Le accuse

Nella serata di domenica la società valdostana pubblica sui suoi social una pesante accusa: «Come società siamo davvero indignati e delusi per le parole razziste arrivate dalle tribune nei confronti del nostro ragazzo Josef nella partita di campionato Giovanissimi Under 14 contro il Ponderano. Sentire parole come “scimmia di merda” per qualificare un ragazzo di colore di 13 anni da degli adulti oltretutto genitori, è davvero qualcosa di incommentabile. Denunciamo tutto ciò con assoluta fermezza e pretendiamo una giusta e severa punizione. Non possiamo pretendere che i nostri ragazzi condannino il razzismo se noi adulti portiamo questi esempi osceni in un campo di calcio. Chiediamo un intervento della federazione per condannare tutto ciò e tutelare il nostro ragazzo».

Il circo mediatico

Da quel momento la notizia fa il giro d’Italia su radio, tv, giornali e agenzie di stampa, nella maggioranza dei casi senza interpellare la parte “accusata”: le prime parole dei dirigenti ponderanesi vengono pubblicate 24 ore dopo.

Si dà per scontato che i colpevoli siano i genitori della squadra di casa: in tribuna non c’erano più di una quarantina di anime. Genitori che nella mattinata di lunedì, per bocca di un loro rappresentante, si sono dissociati da quanto accaduto, negando l’accaduto, con una telefonata in redazione.

La reazione del Ponderano

Stupore in casa Ponderano per l’evolversi di questo evento. La società al momento non ha ritenuto di pubblicare alcunché sui suoi canali social ma ha risposto senza problemi alle nostre domande per bocca di Paolo Missaggia, dirigente responsabile del settore giovanile del Ponderano, presente durante la gara.

Sull’accaduto dice: «Nessuno di noi presenti in tribuna ha sentito quella frase né altri epiteti razzisti, tanto che a fine partita non abbiamo subito capito cosa stesse accadendo e il perché delle veementi proteste di alcuni dirigenti dell’altra squadra. E questo vale anche per i genitori, che ho sentito personalmente in merito. Il razzismo e questo tipo di provocazioni non fanno parte del dna del Ponderano: abbiamo in questa squadra e in tante altre nostre formazioni numerosi atleti di origine straniera e sono integrati molto bene. Cerchiamo di insegnare valori, oltre che il calcio, e ci dissociamo da sempre da qualsiasi comportamento discriminatorio. Se qualcosa è accaduto, al momento non ci è noto, ma faremo di tutto per farlo emergere e nel caso prenderemo le giuste decisioni».

Il presidente nerostellato Ermanno Rosso, amareggiato per questa “tempesta” sulla sua società conferma: «Stiamo svolgendo un’inchiesta interna per capire cosa sia successo. Se sarà qualcuno vicino a noi verrà immediatamente allontanato: genitore o atleta che sia».

Paolo Missaggia aggiunge: «Attendiamo giovedì per vedere sui comunicati federali se e cosa verrà scritto: c’era un arbitro in campo e c’era un osservatore in tribuna. Vogliamo capire cosa hanno visto e sentito loro».

Il regolamento parla chiaro: la società è sempre responsabile di quanto accade in campo e in tribuna e se verrà confermata la versione dei dirigenti valdostani, qualche decisione verrà presa dal giudice sportivo che può andare da una multa alla società alla squalifica del campo.

Conclude Missaggia: «La responsabilità oggettiva non possiamo contestarla: è una regola. Rimane il fatto che non abbiamo evidenze delle accuse e che il nostro ambiente non è quello che si evince dai vari articoli pubblicati. Di una cosa sono certo: se ci fossimo accorti di quello di cui si scrive avremmo subito provveduto ad allontanare la persona o le persone colpevoli. Siamo amareggiati per come siamo stati coinvolti».

Che il Ponderano sia una società modello nel panorama del nostro territorio è chiaro a chi vive nel Biellese e mastica calcio. Che qualcosa possa essere accaduto non si può escludere. Che sia responsabilità oggettiva della società è una regola. Che sia responsabilità diretta è tutto da verificare.

Quel gesto di fair play

Giusto scriverlo: solo una decina di giorni fa, la stessa squadra è stata oggetto di complimenti pubblici per il gesto di fair play di un suo giocatore, proprio di quella squadra: nel derby contro la Valdilana Biogliese Francesco Ferraris ha rifiutato un calcio di rigore assegnato erroneamente dall’arbitro al Ponderano. Rigore che sarebbe stato decisivo per la vittoria essendo il match terminato 0-0.

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