Ricordi. 21 anni fa l'incredibile tappa di Oropa firmata da Marco Pantani

Anche la Gazzetta dello Sport nella sua striscia #ComunqueGiro celebra l'eccezionale impresa del Pirata del 30 maggio 1999

In un tempo in cui lo sport manca, o comunque non c’è, e in attesa che ritorni, si può ricordare. E così la data è quella giusta. 30 maggio, come oggi, solamente indietro di 21 anni. Giro d’Italia, che ci sarà a ottobre quest’anno.
È il giorno, quel 30 maggio, della Racconigi-Oropa, sulla carta una tappa come altre in quello che si avvia a diventare il secondo Giro di Pantani, ma che poi non lo sarebbe diventato per via dei fatti dell’ematocrito di Campiglio.
Tappa come altre per il Giro, almeno fino alla salita finale; tappa comunque speciale per il Biellese che vede ritornare la corsa rosa sulla sua scalata simbolo sei anni dopo gli stenti di Indurain. Alla fine sarebbe stata tappa eccezionale, straordinaria, da consegnare dritta dritta alla storia del ciclismo e dello sport.
La gente, tantissima come non mai, quel giorno aspetta Marco Pantani, il Pirata dei monti - rosa e giallo nel senso di Giro e Tour nel 1998 - che aveva preso a far sognare la gente. A Oropa ciò che succede, anche se ha dell’incredibile, è tutto vero. Vero. Pantani ha un problema alla catena quando mancano poco più di otto chilometri al Santuario e siamo a Cossila. Resta appiedato, perde quasi un minuto. Davanti gliene rimangono 49. Già, 49 corridori, perché c’è stato bisogno di contarli tutti alla fine. Di metterli nell’ideale pallottoliere della rimonta. Il Pirata, in un’azione francamente mai vista, li recupera, prima con l’aiuto dei compagni, e poi li supera tutti, uno ad uno o a sparuti gruppetti. L’ultimo è il francese Jalabert. Il Pirata in maglia rosa - con abbondante distanziamento sociale dai rivali - vince di fronte alla Madonna Nera tutto solo, senza esultare. Avrebbe detto che non era sicuro di averli recuperati tutti. Di sicuro, però, ha consegnato un’impresa. Inarrivabile. Figuriamoci in tempi dove ci si accontenterebbe anche solo di vedere una pedalata di gruppo.

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