A Villa Ametis il compleanno di Pier Giorgio

La celebrazione per ricordare il 123° anniversario dalla nascita

«Due piccozze, due sentieri diversi, alle spalle profili di montagne di una bellezza immensa. Scatti di foto di epoche differenti, anche i luoghi non sono gli stessi. Solo il creato, col suo fascino misterioso e avvincente, fa da sfondo comune alle istantanee di due “giovani” che hanno qualcosa di veramente importante da condividere: l’amicizia con Cristo. Due persone che hanno incrociato idealmente le loro vite: Karol Wojtyla e Pier Giorgio Frassati. Santo Pontefice, il primo; laico beatificato dallo stesso Papa polacco, il secondo. Hanno avuto il loro primo punto di contatto a distanza, negli stessi ambienti domenicani. Wojtyla ha conosciuto la figura di Pier Giorgio quando da giovane studente ne sentì parlare dai frati predicatori della sua città natale di Wadowice. Da allora, il legame tra i due non si è mai interrotto».

Si è aperta con queste parole che Nicola Gori scriveva sull’ Osservatore Romano del 20 maggio 2020 la preghiera del rosario nel 123° anniversario della nascita del beato Pier Giorgio Frassati, per sottolineare l’amore che il santo papa ha avuto per il rosario - che ha riproposto efficacemente a tutta la Chiesa - e la sua devozione per Pier Giorgio. Poi la preghiera, scandita dai misteri della gioia inframmezzati da meditazioni del beato e del santo. I Pater, le Ave e i Gloria sono saliti sommessi, quasi ovattati, dal giardino di Villa Ametis, davanti alla grande sequoia sulla quale Pier Giorgio si arrampicava: sembrava di sentire la preghiera del mondo, quasi il rumore di fondo dell’universo che sale a Dio e chiede, chiede, chiede… La penombra e l’immagine illuminata ma di per sé già luminosa di Pier Giorgio hanno aiutato i numerosi presenti a intercedere per la pace, per le intenzioni del papa, perché i giovani riscoprano la bellezza del rosario e quale sia la meravigliosa chiamata alla libertà in Cristo che il Padre rivolge loro, per la canonizzazione di Frassati, per le confraternite e chissà per quante altre segrete intenzioni che lo Spirito ha suggerito a ciascuno.

Senza enfatizzare, è sembrato davvero che le parole di Giovanni Paolo II pronunciate nell’omelia di beatificazione stessero prendendo corpo nel corpo degli oranti: «Occorre che gli occhi umani - occhi giovani, occhi sensibili - sappiano ammirare le opere di Dio, nel mondo esterno e visibile. Occorre che gli occhi dell’anima sappiano volgersi da questo mondo esterno e visibile a quello interno e invisibile: e così possano svelare all’uomo quelle dimensioni dello spirito nelle quali si riflette la luce del Verbo che illumina ogni uomo. In questa luce opera lo Spirito di verità. Ecco l’uomo “interiore”! E tale ci appare Pier Giorgio Frassati. Difatti, tutta la sua vita sembra riassumere le parole di Cristo che troviamo nel Vangelo di Giovanni: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23). Egli è l’uomo “interiore” amato dal Padre, perché molto ha amato! Egli è anche l’uomo del nostro secolo, l’uomo moderno, l’uomo che ha tanto amato! Non è forse l’amore la cosa più necessaria al nostro XX secolo, al suo inizio come alla sua fine? Non è forse vero che soltanto ciò resta, senza mai perdere la sua validità: il fatto che “ha amato”?». Così, ancora una volta, il nostro beato ci ha aiutato a scoprire chi siamo: figli amati, abitati dal Cristo, mandati nel mondo per «ricambiare, come possiamo, la visita che il Signore ci fa ogni giorno».

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