
«Far riscoprire Pier Giorgio
ai giovani biellesi»
La sfida Così il parroco di Pollone don Luca Bertarelli vive i mesi di attesa da qui ad agosto
Oggi è il 4 febbraio, mancano 6 mesi alla canonizzazione di Pier Giorgio Frassati che sarà il 3 agosto nella giornata conclusiva dei Giubileo dei Giovani. Cresce quindi l’attesa e allora intervistiamo il parroco di Pollone, don Luca Bertarelli, per capire come la comunità del comune della Valle Elvo, dove trascorse le estati il beato, viva questa attesa.
Ci troviamo in un momento molto significativo. Mancano pochi mesi alla canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e al centenario della sua nascita al cielo. Come sta vivendo la comunità di Pollone questo periodo?
È un momento di grande grazia e fervore per tutta la comunità. Già dallo scorso anno, consapevoli dell’importanza di questi anniversari, abbiamo iniziato a prepararci spiritualmente e organizzativamente. La notizia della canonizzazione ha acceso un entusiasmo che va oltre Pollone, coinvolgendo l’intera diocesi di Biella, quella di Torino e la comunità cattolica a livello nazionale e internazionale. Non si tratta solo di ricordare Pier Giorgio, ma di riscoprirne la figura e farne un esempio attuale di santità quotidiana.
Qual è stato il processo che ha portato alla creazione del Comitato per l’Anno Frassatiano? Quali sono i suoi obiettivi principali?
Il Comitato diocesano di Biella si è costituito nella primavera del 2024, proprio per coordinare tutte le iniziative legate a questo speciale anno. Il suo scopo non è tanto quello di organizzare eventi in senso classico, quanto di camminare insieme come comunità ecclesiale per far conoscere Pier Giorgio nei suoi molteplici aspetti. La sua figura parla ai giovani, alle famiglie, agli anziani, ai pellegrini. L’obiettivo principale è proprio quello di favorire l’incontro con lui attraverso la preghiera, l’accoglienza dei pellegrini e la riscoperta dei luoghi che ha amato.
A proposito di pellegrinaggi, che ruolo hanno in questo anno dedicato a Pier Giorgio?
Sono il cuore pulsante di tutto l’anno. Non vogliamo creare un calendario fitto di eventi che rischino di restare superficiali. L’esperienza del pellegrinaggio, invece, permette un incontro più profondo con la figura di Pier Giorgio. L’accoglienza dei pellegrini è curata da un gruppo di volontari laici, che accompagnano le persone nei luoghi simbolo: la casa di Pier Giorgio a Pollone e il santuario di Oropa. Questi non sono solo luoghi fisici, ma spazi che parlano, che raccontano la sua vita e la sua fede.
Cosa offre la visita alla casa di Pier Giorgio rispetto a una semplice lettura della sua biografia?
Visitare la casa di Pier Giorgio non è un’esperienza turistica. È un cammino spirituale. I luoghi hanno un’anima, trasmettono la presenza di chi li ha vissuti. Le stanze, gli oggetti, i paesaggi che amava raccontano di lui più di mille parole. Incontrare la comunità che accoglie e ascoltare chi ne racconta la vita fa la differenza. È un po’ come andare in un santuario: la Madonna la si può pregare ovunque, ma farlo in un luogo a lei dedicato tocca corde più profonde.
Da parroco di Pollone da 13 anni, qual è la sua percezione della conoscenza di Pier Giorgio tra i biellesi e i giovani?
Pier Giorgio è molto conosciuto tra le generazioni più adulte, dai 40 anni in su. I più giovani lo conoscono per sentito dire, ma spesso non ne approfondiscono la figura. Curiosamente, la casa di Pier Giorgio è visitata principalmente da pellegrini che arrivano da tutta Italia e dall’estero, soprattutto dagli Stati Uniti. C’è quindi una sfida: far sì che anche i biellesi, e in particolare i giovani, riscoprano la ricchezza di questa figura così vicina geograficamente, ma spesso non pienamente compresa.
Cosa può significare oggi, in un’epoca di crisi valoriale, avere come punto di riferimento una figura come Pier Giorgio Frassati?
Pier Giorgio ci insegna che la santità non è fatta di gesti straordinari, ma del vivere il quotidiano con fede e speranza. Era uno studente, un amico, un figlio, un giovane che amava la montagna e che si impegnava nella carità. Non ha fatto nulla di “eccezionale” agli occhi del mondo, ma tutto ciò che faceva lo viveva con uno sguardo rivolto a Dio. Oggi i giovani hanno bisogno di esempi concreti, di modelli che dimostrino che la santità è possibile anche nella vita ordinaria. Pier Giorgio testimonia che si può essere santi nella scuola, nel lavoro, nell’amicizia, nello sport.
C’è un incontro particolare con i pellegrini che l’ha colpita in questi anni?
Ce ne sono stati tanti, ma quello che mi colpisce di più è vedere come la figura di Pier Giorgio sia conosciuta e amata soprattutto all’estero, in particolare negli Stati Uniti. Ho incontrato pellegrini che conoscevano la sua vita nei minimi dettagli, tanto da insegnarmi qualcosa di nuovo su di lui. È impressionante pensare che il miracolo riconosciuto per la sua canonizzazione sia stato testimoniato da un sacerdote di Los Angeles. Questo dimostra la portata universale del suo messaggio.
Il legame tra Pier Giorgio e San Giovanni Paolo II è molto forte. Cosa può dirci a riguardo?
È un legame profondo. Giovanni Paolo II ha conosciuto la figura di Pier Giorgio fin da giovane, grazie anche ai legami con la Polonia. Nei suoi diari scrive quanto fosse stato colpito da lui. Ma il legame va oltre la conoscenza personale: entrambi hanno insistito sul valore della santità ordinaria. Giovanni Paolo II ha promosso fortemente la causa di beatificazione di Pier Giorgio proprio perché ne vedeva un modello per i giovani, un esempio di come si possa vivere il Vangelo nella vita di tutti i giorni.
Guardando al futuro, come vivrà Pollone il giorno della canonizzazione?
Stiamo aspettando indicazioni dal Vaticano, soprattutto per organizzare la partecipazione a Roma. Ci sarà sicuramente un gruppo di Pollone che parteciperà, ma per chi resterà qui stiamo pianificando una celebrazione speciale. Ci sarà un maxischermo allestito al Santuario di Oropa, un luogo simbolico legato a Pier Giorgio. Probabilmente organizzeremo anche un pellegrinaggio da Pollone a Oropa la mattina stessa, per vivere insieme questo momento storico.
A conclusione dell’intervista don Luca invita tutti a Pollone: «visitate la casa di Pier Giorgio, riscoprite la sua storia. Non è un semplice beato da ricordare, ma un amico da incontrare, un compagno di strada per la nostra fede. La sua santità è la dimostrazione che il Vangelo può essere vissuto con gioia e semplicità, ogni giorno».
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