
( foto lorenzo iorfino)
I riti a fondamento del nostro credere La Cattedrale, ieri è stata il centro pulsante della vita religiosa della comunità cristiana biellese. Ora si attende la Pasqua
Un’unica giornata, due liturgie, un solo cuore che pulsa: quello della Chiesa di Biella, raccolta attorno al suo vescovo per iniziare il triduo pasquale. Ieri la Cattedrale di Biella ha accolto due momenti centrali del cammino verso la Pasqua: la Messa Crismale del mattino e la Messa in Coena Domini della sera. Due celebrazioni distinte, ma unite da un filo profondo: il dono di sé che si fa servizio, comunione, Eucaristia vissuta.
La mattina si è aperta con la solenne celebrazione della Messa Crismale, presieduta dal vescovo Roberto Farinella e concelebrata dai sacerdoti della diocesi. Presente anche il vescovo emerito Gabriele Mana, accolto con affetto e gratitudine. Attorno a loro, nel presbiterio, i canonici del capitolo, i seminaristi, i chierici, i religiosi e le religiose. Una partecipazione ampia e sentita, che ha testimoniato il senso profondo della comunione presbiterale.
La Messa Crismale è da sempre uno dei momenti liturgici più intensi dell’anno. In essa si benedicono gli oli santi – il crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi – che saranno utilizzati nei sacramenti durante l’anno liturgico, e si celebra l’istituzione del sacerdozio. I presbiteri rinnovano solennemente le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione, davanti al vescovo e al popolo di Dio.
«Chiediamo a Dio di ravvivare in noi il dono del nostro ministero», ha detto il vescovo Roberto nell’omelia. «Sappiamo che il tempo, le fatiche, le delusioni possono spegnere lo zelo. Ma chiediamo la grazia di tornare alla sorgente, di rinnovare il fuoco dentro di noi. Non diventiamo – come dice qualcuno con un’espressione che non amo – ‘burocrati del sacro’, ma rimaniamo servitori del popolo, testimoni della bellezza del Vangelo».
Parole che hanno toccato il cuore dei sacerdoti presenti, visibilmente partecipi. Anche don Vittorino Pasquin, uno dei decani della diocesi, ha voluto sottolineare: «Partecipo alla funzione del Giovedì Santo da quando ero chierico, ma è sempre bello!». Il gesto della consacrazione degli olii, compiuto con la voce e con le mani tese di tutti i sacerdoti, è stato tra i momenti più emozionanti: uno slancio comune, una supplica corale allo Spirito Santo perché scenda e santifichi, ancora una volta, la vita della Chiesa.
Commosso e grato anche il vescovo emerito Gabriele Mana, che al termine della celebrazione ha voluto salutare la comunità: «Ero preoccupato per il maltempo, ma siamo arrivati e sono felice di essere qui con voi per rinnovare le promesse sacerdotali. Vi porto tutti nel cuore e vi assicuro la mia preghiera, anche da Marene, per questa Chiesa di Biella che il Signore ama, e che io amo con Lui». Le sue parole, seguite da un lungo applauso, hanno chiuso la celebrazione con un senso profondo di affetto e unità.
Alla sera, la comunità si è nuovamente raccolta in Cattedrale per la Messa in Coena Domini. Al centro della liturgia, l’istituzione dell’Eucaristia e il gesto della lavanda dei piedi: il cuore del mistero cristiano.
«Fratelli e sorelle carissimi – ha detto il vescovo all’inizio dell’omelia – questa sera entriamo nel cuore del mistero: l’amore di Dio si fa servizio, pane spezzato, alleanza eterna». Gesù, “sapendo che era giunta la sua ora”, non fugge, non si sottrae. Si inginocchia. Lava i piedi ai suoi discepoli. E in quel gesto rivela il volto di Dio: non un padrone che comanda dall’alto, ma un servo che ama fino alla fine. Poi spezza il pane, offre il calice e dice: “Fate questo in memoria di me”. Non solo un rito da ripetere, ma una vita da imitare. Fate della vostra vita un dono – ha esortato il vescovo – fate della vostra esistenza un’Eucaristia vissuta».
Il gesto della lavanda dei piedi ha visto protagonisti dodici ragazzi dell’oratorio di Santo Stefano. Dodici giovani volti, dodici vite che si aprono al futuro. Il vescovo, inginocchiato davanti a loro, ha ripetuto il gesto del Maestro, mostrando con semplicità e forza che l’amore cristiano si manifesta nel servizio. È un amore che si china, che si fa prossimo, che resta.
La celebrazione si è conclusa con la reposizione del Santissimo Sacramento, accompagnata dal silenzio e dalla preghiera. Le luci si sono abbassate, la Cattedrale è diventata giardino del Getsemani. La comunità si è raccolta per vegliare, per restare accanto a Gesù nella notte dell’Amore. Un giovedì che è segno luminoso di una Chiesa viva e radicata nel mistero pasquale.
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