
Montagne, fede e corsa. Il cammino
di Michele
La testimonianza Dall’Abruzzo corre sui nostri sentieri per devozione a Pier Giorgio e alla Madonna d’Oropa
«Montagne, montagne, vi amo». È diventato il suo motto, quasi un respiro che accompagna ogni passo, ogni salita, ogni tratto di sentiero. Perché la montagna, per lui, Michele Mastrangelo non è solo sport, è preghiera, è strada verso Dio. La vita di un giovane avezzanese di 37 anni, devoto alla Madonna di Pietracquaria e a Pier Giorgio Frassati, si intreccia da anni con la corsa in natura, con il trail running che lo porta a macinare chilometri e dislivelli, sempre con il cuore rivolto in alto, «verso l’alto e verso l’Altro».
La Madonna di Pietracquaria, forza e rifugio
Tutto nasce lassù, al santuario che domina Avezzano. «Quando corro sul Monte Salviano e arrivo alla Madonna di Pietracquaria, il cuore si apre. Lì mi alleno, lì prego, lì trovo la forza di andare avanti». La sua fede non è un rito occasionale, ma una presenza quotidiana: Messa feriale alle 7.30 in cattedrale, lodi recitate in privato quando il lavoro in posta non permette altro, adorazione eucaristica, pellegrinaggi. «La Madonna è la mia guida, il mio rifugio. Lei mi ha rialzato nei momenti difficili, come un infortunio che mi aveva fermato per cinquanta giorni. Da allora ho iniziato a correre solo su sterrato e ho scoperto un mondo nuovo».
Dal campo di calcio ai sentieri di Dio
Non è sempre stato così. «Ho giocato a calcio, facevo il portiere, ma non mi sentivo nel posto giusto. Non sopportavo bestemmie e parolacce. Ho iniziato a correre quasi per caso, senza entusiasmo. Poi nel 2017 ho fatto la prima gara, salendo proprio al santuario della Madonna. Da lì non mi sono più fermato». Da quel momento i trail sono diventati un appuntamento costante: «Mi fanno stare bene. E sono anche occasione di preghiera: durante le gare recito il rosario, porto con me i santini, offro la fatica per chi soffre».
Pier Giorgio Frassati, un fratello di montagna
Accanto alla Madonna c’è un altro compagno di viaggio: Pier Giorgio Frassati. «Lo considero il mio fratello di montagna. Il suo esempio di giovane laico, il suo amore per la montagna e per i poveri, la sua forza nel sacrificio mi hanno segnato profondamente».
Le gare e i cammini diventano pellegrinaggi: «Ho corso sui sentieri della Marsica dedicati a Frassati, ho partecipato a trail in Piemonte, a Oropa, a Piedicavallo, fino al Rifugio Rivetti, proprio nei luoghi dove lui saliva. Ogni volta è un’emozione che mi commuove».
Il centenario della nascita al cielo di Frassati, il 4 luglio scorso, è stato vissuto così: «Ho corso la Skyrace di Sordevolo pensando a lui. Mi sono detto: non prendo altri impegni, vado e corro per Pier Giorgio».
La corsa come vocazione
Nelle sue parole la corsa non è solo sport, ma cammino vocazionale. «Ho sofferto per delusioni personali, come la fine di una relazione, ma la preghiera, la Madonna e Pier Giorgio mi hanno dato forza. Oggi sento che la mia strada non si ferma alla corsa. Mi ha colpito la testimonianza del beato Rosario Livatino: “Alla fine della vita non saremo giudicati per essere credenti, ma credibili”. Anch’io voglio esserlo». Michele aggiunge: «Per questo sto maturando la vocazione al sacerdozio. La corsa, la fede, il servizio in diocesi, il volontariato in Caritas: tutto è parte di un unico disegno».
Tra fede e podio
Intanto i risultati sportivi non mancano: piazzamenti assoluti, podi di categoria, persino vittorie. Dall’Oropa al Monte Camino, fino alle gare nel Lazio e all’estero come il Trail di Fatima in Portogallo. «Ma non è questo che conta. Conta che ogni gara diventa una liturgia di fatica e di speranza. Conta che, pregando mentre corro, sento che la montagna è un altare naturale. E che la corsa è un modo per servire, per testimoniare, per restare fedele a Maria e a Pier Giorgio».
E allora il suo saluto, ogni volta che si allaccia le scarpe da trail, rimane lo stesso: «Montagne, montagne, vi amo. Verso l’alto, verso l’Altro».
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