
«San Pier Giorgio diventi il patrono degli alpinisti e degli escursionisti»
La proposta del Cai Biella Il presidente ha scritto al Vescovo perché perori questa causa davanti al Papa
Il Cai Biella chiede a Papa Leone: San Pier Giorgio Frassati sia patrono degli alpinisti. Un appello che nasce dal cuore delle montagne biellesi e che guarda a Roma. Il presidente della Sezione di Biella del Club Alpino Italiano, Andrea Formagnana, ha scritto a monsignor Roberto Farinella, vescovo di Biella, chiedendogli di farsi portavoce presso Papa Leone affinché San Pier Giorgio Frassati, l’“alpinista di Dio”, possa essere proclamato patrono degli alpinisti, degli escursionisti e delle guide alpine, accanto a San Bernardo di Mentone.
La richiesta nasce all’indomani della canonizzazione di Pier Giorgio e Carlo Acutis, celebrata a Roma in una piazza San Pietro gremita di giovani, famiglie, associazioni. Un evento che ha riportato alla ribalta la figura luminosa del giovane morto a soli 24 anni ma già venerato come esempio di santità semplice e sociale.
Frassati, nato a Torino nel 1901 da famiglia biellese, cominciò ad appassionarsi alla montagna proprio sulle cime tra Pollone e Oropa, durante le estati trascorse nella villa di famiglia. Socio della sezione di Torino, era molto vicino anche al mondo alpinistico biellese. La Sezione di Biella conserva infatti una testimonianza preziosa: nel libro del rifugio Vittorio Sella, al Lauson, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, il 13 settembre 1924 Pier Giorgio annotò di ritorno dall’ascensione alla Grivola. Scrisse di averla scalata con la guida valdostana Cavagnet, percorrendo la difficile e affascinante cresta Est. Una prova che per lui rappresentava il coronamento di un sogno: poco dopo confiderà all’amico Marco Beltramo, in latino, «Terror omnia vincit: Grivola victa est», riconoscendo in quella cima il “frutto proibito” finalmente conquistato.

(Foto di Andrea Formagnana)
Pochi giorni dopo, il 16 settembre, lasciò un’ulteriore testimonianza sul registro dell’Hotel Grivola di Cogne: scrisse il desiderio di tornare l’estate successiva per nuove ascensioni. Non ci riuscì. L’anno dopo, il 4 luglio 1925, Pier Giorgio morì improvvisamente, e la sua ultima estate rimase consegnata a quelle firme, a quelle parole. Accanto alla sua firma sul registro, un ignoto annotò a matita: «è la firma di un santo». Un riconoscimento spontaneo che oggi appare profetico.
Il motto che ha reso celebre Frassati, “Verso l’alto”, è molto più di un richiamo all’ascesa alpinistica. È un programma di vita che possiamo leggere anche come “verso l’altro”: per lui, andare in montagna non significava soltanto cercare la vetta, ma condividere il cammino, prendersi cura degli altri, vivere la cordata come immagine della vita, dove ci si salva insieme, non da soli. È per questo che la sua figura incarna una vera e propria santità sociale, inserita nel solco dei santi piemontesi dell’Ottocento – da Cafasso a Cottolengo, fino a Giovanni Bosco – uomini che fecero della fede un impegno concreto per la dignità delle persone.
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