Abuso d’ufficio e falso: condanna per l’addetto stampa Asl



Un anno e quattro mesi e sospensione dei pubblici uffici è la condanna che i giudici del Tribunale di Messina hanno inflitto, dopo una lunga camera di consiglio, alla giornalista Valeria Arena, attuale addetto stampa delle Asl di Biella e Vercelli. I fatti si riferiscono al 2011 quando la professionista partecipò, vincendolo, al concorso pubblico per l’incarico di addetto stampa del policlinico di Messina. Con lei sono stati condannati i membri della giuria di valutazione. Il processo di primo grado arrivato a conclusione era scaturito dalla denuncia del giornalista Gianluca Rossellini, in precedenza consulente della Direzione generale del Poli-clinico e responsabile della comunicazione. La pena è stata sospesa. Per i reati contestati stanno però per scadere i termini per la prescrizione.

L’accusa nei confronti degli imputati era abuso d’ufficio per aver pilotato la selezione pubblica a cui parteciparono quattro giornalisti, tra cui l’accusatore e l’accusata. Il concorso sarebbe stato alterato facendo vincere l’Arena, che, per l’accusa, appose la sua “firma” sul compito, che andava invalidato con esclusione della giornalista. L’Arena doveva rispondere anche di falsa attestazione in atto pubblico per aver inserito nel curriculum professionale e formativo una collaborazione, poi smentita da editore e direttore responsabile. La condanna è arrivata inaspettatamente: il pm aveva infatti chiesto l’assoluzione di tutti gli imputati. L’avvocato di Valeria Arena, Nunzio Rosso, dice: «Una sentenza sbalorditiva». E spiega a Il Biellese: «il processo ha accertato che Valeria Arena non aveva mai visto e conosciuto nessuno della Commissione, i cui componenti erano stati nominati esternamente, e non era mai entrata al Policlinico. Abbiamo inoltre prodotto una sentenza della Cassazione che ha escluso nel caso di specie che si trattasse di un concorso pubblico limitandosi ad affermare che si tratta di una selezione regolata da norme di diritto privato. Durante il processo è emerso che la Arena si era accorta di aver commesso l’errore di firmare la prova dicendolo pubblicamente. La Commissione ha deciso di proseguire perché non c'era alcun limite rispetto a questo. Tramite dichiarazioni di terzi è stato dimostrato che la prova consegnata della Arena era stata brillante, consideri che il pubblico ministero che ha sostenuto l’accusa e il rinvio a giudizio aveva chiesto l’assoluzione per tutti. Ovviamente presenteremo appello ma anche se non venisse fatto per qualunque motivo la cliente non avrebbe nessuna conseguenza perché la sanzione accessoria segue le sorti della pena principale. Per quest'ultima è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale. In termini pratici non si ha alcuna ricaduta fino a che la sentenza non passa in giudicato, cioè dopo la Cassazione».



Sul caso intervengono anche le Direzioni generali della Asl Biella e di Vercelli.
«Le Asl di Biella e di Vercelli, alla luce della sentenza di primo grado con sospensione condizionale della pena, che ha interessato il proprio addetto stampa relativa a fatti accaduti nel 2011 presso altra Azienda Sanitaria extraregionale, si riservano ogni dovuta o opportuna valutazione a seguito dell’esito definitivo del procedimento giudiziario in corso. Nel pieno rispetto dell’operato della Magistratura e del provvedimento del Tribunale, si sottolinea che per entrambe le Aziende l’attività svolta dalla professionista è stata proficua e professionalmente qualificata».

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