Cgil Biella su Lanificio F.lli Cerruti: «La transizione non la paghino i dipendenti»

Interviene la Cgil Biella, per voce del suo segretario generale Lorenzo Boffa Sandalina, sulla riorganizzazione annunciata dal Lanificio F.lli Cerruti: «Di fronte al comunicato stampa del Lanificio F.lli Cerruti non possiamo non restare sgomenti, rispetto ad una strategia imprenditoriale che appare assumere caratteristiche che da una parte non tengono conto del dovere sociale di chi fa impresa, dall’altra appaiono sfrontate rispetto ad un territorio che ha ricordato con commozione il fondatore, da poco scomparso, di quel lanificio, un maestro di stile e nume tutelare di un territorio in cui ha vissuto e investito per decenni creando lavoro e ricchezza.
Non è un caso che le maestranze del Lanificio siano lavoratrici e lavoratori che hanno carriere professionali in quell’impresa molto lunghe, perchè lavorare per quel marchio , anche nei momenti di crisi, era ed è motivo di orgoglio.
Questa vicenda apre per  uno scenario pericoloso per il nostro territorio: non siamo nuovi purtroppo a vedere scaricati i costi delle crisi, aziendali o di sistema, sui lavoratori. Quello a cui non siamo abituati e a cui non vogliamo piegarci è che lo stesso avvenga per i processi di riconversione e di investimento.Il Lanificio prova nel suo comunicato a mascherare l’effettiva portata dell’operazione: parla di processo di evoluzione nella struttura per renderla più snella e focalizzata, parla di coinvolgimento di 30 dipendenti che avranno accesso agli ammortizzatori sociali. Diamo alle cose il loro nome: parliamo di 30 licenziamenti e l’ammortizzatore sociale è la naspi, che slega le persone dal proprio luogo di lavoro e dà loro un sostegno ma con una riduzione importante dell’assegno sin dal sesto mese. In una fase di grande trasformazione tecnologica e di investimenti se questa “strategia” dovesse diffondersi interessando altre realtà comporterebbe l’espulsione dal mondo del lavoro di intere classi di età (perchè ritenute troppo costose e non idonee a lavorare con le nuove tecnologie), un utilizzo improprio degli ammortizzatori sociali (ricordiamo ancora molto bene gli strali del presidente di Confindustria Bonomi contro la repubblica del Sussidistant) e vorrebbe dire rinunciare a far progredire le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori in costanza di lavoro. La conseguenza diretta di operazioni come questa è un impoverimento sia sociale che economico del nostro territorio. Quella che si sta aprendo in Cerruti non è solo una vertenza aziendale: è il confronto tra due modelli di fare impresa in una fase di trasformazione, da una parte c’è chi pensa di scaricare sui singoli e sulla collettività i costi, dall’altra chi non smetterà di difendere l’articolo 41 della Costituzione “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità  sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana...”. Chiediamo ed auspichiamo che gli attuali 30 esuberi in Cerruti si trasformino in altrettanti percorsi di riqualificazione professionale interni tali da permettere loro di continuare ad operare per un marchio cos  significativo per il territorio e che diventerebbe cos  emblema di un modo positivo di approcciare la trasformazione e conciliare crescita e occupazione».

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