Contestato il sindaco alla commemorazione dell’eccidio di Riva

Cartelli e proteste alla cerimonia di domenica 22 a Biella, la prima di Marzio Olivero da primo cittadino

Biella

«Vergogna, hai la foto di Almirante fucilatore di partigiani sul profilo Facebook»: la voce di Gabriele Urban, storico esponente del Partito marxista leninista biellese, ha costretto Marzio Olivero ad attendere qualche secondo prima di cominciare il suo intervento alla commemorazione dell’eccidio di Riva, svoltasi domenica 22 nella piazza di San Cassiano a Biella. Attorno alle autorità, c’erano le bandiere di Pmli e Rifondazione comunista, le uniche insegne di partito insieme ai gonfaloni delle sezioni Anpi, e anche qualche cartello di contestazione, molti dei quali riferiti alla polemica sulla luminaria davanti a villa Schneider, quella scritta “Xmas” che ricorda uno dei modi di definire il Natale in inglese ma anche la “Decima Mas”, il corpo militare fedele fino all’ultimo al nazifascismo.

Olivero, con la sua storia politica di iscritto a Msi e Alleanza nazionale e oggi a Fratelli d’Italia, ha poi preso la parola, ricordando per nome le sei vittime del plotone di esecuzione che giustiziò per rappresaglia un partigiano (uno si salvò miracolosamente) e cinque civili, catturati il giorno prima in un rastrellamento in cui fu ucciso anche l’oste del bar all’angolo tra via Pietro Micca e via Arnulfo, «il primo fatto di sangue che sconvolse la città e aprì una stagione lacerante». Nel suo intervento, letto per misurare con cura le parole (e senza mai menzionare fascismo o nazismo), ha sottolineato la necessità di «una memoria senza cesure e senza amputazioni. Per rispetto la nostra risposta non può essere superficiale. Onorare il sacrificio di questi caduti deve essere un impegno quotidiano».

Gianni Chiorino, presidente dell’Anpi provinciale, ha ripercorso le vicende di quel 22 dicembre 1943 e ha rintuzzato il mormorio della piazza, quando ha ricordato come si salvò il partigiano Alfredo Baraldo, con il soldato nazista che si avvicinò a lui per il colpo di grazia che lo risparmiò e chissà se fu davvero una distrazione: «Vorrei immaginare un suo barlume di umanità» ha detto e, alla fetta di partecipanti che sembrava dissentire, ha ribadito a muso duro di voler credere che «l’umanità non muore mai». Un ricordo commosso è stato dedicato a Luciano Guala, infaticabile militante e memoria storica della lotta partigiana scomparso di recente: Elisabetta Fabbri, che ha guidato una lettura teatrale durante la cerimonia, lo ha immaginato diventare egli stesso un libro, come i protagonisti del romanzo Fahrenheit 451. «E se così fosse» ha detto «sarebbe la Costituzione».

Insieme a Olivero, la giunta di Biella era rappresentata dalla vicesindaca Sara Gentile. Erano presenti anche il presidente del consiglio comunale Luca Zani e il sottosegretario Andrea Delmastro, entrambi di Fratelli d’Italia come il sindaco. In una cerimonia che, a differenza di quella del 24 aprile, non era accompagnata dalla banda Verdi, è stato spontaneo l’accompagnamento musicale con la piazza che ha intonato “Fischia il vento” e “Bella ciao”.

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