
Dopo la piena il Cervo minaccia l’ex discarica
La segnalazione al sindaco di Basso (Pd): «L’acqua ha scavato sotto le protezioni di calcestruzzo». Il Comune interviene
Anche lungo il corso del torrente Cervo l’ondata di maltempo di due settimane fa ha lasciato il segno. E lo ha fatto a Biella in un punto particolarmente pericoloso, all’altezza della vecchia discarica comunale di via per Candelo, a monte della quale oggi c’è il centro di conferimento di Seab. La piena sembra aver intaccato le fondamenta delle barriere di calcestruzzo, erette dopo l’altra piena del 2020 per fare argine ai piedi del cumulo di rifiuti, ricoperto di uno strato di terra e, più sotto, da barriere di protezione. «In caso di una nuova piena» scrive, in una lettera-segnalazione al sindaco Marzio Olivero, il consigliere del Pd Andrea Basso «le acque proseguirebbero l’erosione al di sotto delle strutture di contenimento, con rischio di smottamento e fuoriuscita dei rifiuti con evidente danno ambientale».
Basso racconta di essersi accorto del problema guardando verso il torrente mentre attraversava il ponte della tangenziale e di essere andato a verificare più da vicino, trovandosi di fronte a una situazione poco rassicurante: «Il fenomeno erosivo, oltre a generare gravi danni ai fondi agricoli e alle prese d’acqua di privati, è stato particolarmente significativo, dal momento che il torrente ha scavato al di sotto delle fondazioni delle strutture in calcestruzzo. Ciò minerebbe significativamente la stabilità delle barriere e della retrostante massicciata, soprattutto in caso di nuovi fenomeni di piena». Nella giornata di mercoledì è arrivato il provvedimento urgente del Comune che incarica l’ufficio tecnico di svolgere i lavori urgenti per ritornare alle condizioni di sicurezza. Nel contempo viene ordinato ai proprietari dei terreni sulla sponda chiavazzese di consentire sulle loro proprietà il transito dei mezzi di cantiere.
La discarica di via per Candelo è dismessa da circa quarant’anni ma in quelli precedenti ha accolto tutti i rifiuti della città, in un’era in cui non esisteva la raccolta differenziata. Questo fa sì che, sotto le protezioni e la vegetazione, non si trovi una massa inerte ma un cumulo di spazzatura fatto anche di materiale organico che si decompone e rilascia biogas e percolato, ovvero l’inquinantissimo residuo della macerazione. Ecco perché, benché non più utilizzata da lungo tempo, ha ancora bisogno di controlli e manutenzioni.
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