
Ha chiuso la storica oreficeria orologeria Coda di via Pietro Micca. Era aperta da oltre cent’anni
In questi casi si dice che un pezzo di storia si chiude. Sarà una frase fatta, ma stavolta non sembra esserci davvero altro modo di dire per rendere l’idea. L’altro ieri, giovedì 31 luglio, si sono abbassate per sempre le saracinesche della oreficeria orologeria Coda di via Pietro Micca. Dopo 93 anni di onorata attività nella stessa sede (103 se si considera che l’attività aveva aperto già dieci anni prima a Cossila). Non esattamente niente per un’attività che «nella clientela ha visto passare cinque generazioni biellesi» racconta Alberto Coda, l’ultimo della famiglia a tenere il timone di un negozio che è stato un pezzo della città, tanto che fa strano, strano, saperlo chiuso.
Ma da metà settimana prossima sarà così. «Sono già in pensione da qualche anno ed è arrivato il momento, pur doloroso di dire basta» racconta, con un filo d’emozione e il groppo in gola, sempre Alberto Coda che fino a quattro-cinque anni fa con lui in negozio aveva il fratello Andrea. «Si, mio fratello ha già lasciato subito dopo la pensione. E ora è davvero il momento di salutare. Ma non voglio dire che chiudiamo perché non c’è più lavoro, semplicemente perché è arrivato il momento di farlo. Certo i tempi sono cambiati e un’attività come la nostra non lavora come vent’anni fa, ma avremmo anche potuto andare avanti. La nostra clientela ce l’abbiamo ancora» prosegue Alberto dal bancone del negozio, proprio mentre entra un cliente per una riparazione ad un orologio. «I miei figli» dice sempre Alberto «sono rimasti nel settore, ma hanno scelto altre strade. Mio figlio Francesco ha una oreficeria a Firenze e mia figlia Ilaria fa l’orologiaia con un incarico manageriale da Bulgari. Hanno portato avanti l’attività di famiglia, diciamo, ma fuori porta».
L’oreficeria Coda aveva aperto i battenti in via Pietro Micca agli inizi degli anni ‘30 (era il 1932 per l’esattezza) con nonno Serafino e zio Luigi: vetrine con il telaio di legno, campanello all’apertura della porta al posto dei moderni antifurto e all’interno già tutto il sapere di un artigiano di qualità. «Ma mio nonno aveva iniziato alla fabbrica di oreficeria Gualino. Aveva aperto la sua attività al Bottalino già nel 1922 per poi spostarsi nella nostra attuale sede in centro cittadino. Mio papà Angelo (che nel tempo ha ricevuto l’aiuto della sorella Francesca, titolare, poi, di un negozio di profumi in via Italia, ndr) ha continuato il lavoro di nonno che per farlo imparare meglio lo aveva mandato da un artigiano a Cossato: era l’unico in zona che sapeva incidere a mano l’oro. Ha proseguito con la stessa arte e capacità, soprattutto riparare. Aveva rinnovato il negozio negli anni ‘50, poi alla fine degli anni ‘70 siamo stati io e mio fratello a cambiare le vetrine, ma non certo il senso di un’attività fatta prima di tutto di passione. Io sono qui ininterrottamente dal 1977».
Dietro alle vetrine e al bancone, ai moderni orologi e alle collane, c’è il cuore di un negozio che trasuda storia: il laboratorio è piccolo, anzi grande quanto basta; diviso in due tra parti meccaniche, pezzi di ricambio, pinze, lenti e bilance di precisione. «Quella artigianale è sempre stata una parte importante per noi, è quella che ci ha permesso di raccogliere l’eredità di nonno e papà e godere della fiducia e della stima dei nostri clienti» spiega ancora Alberto mentre in negozio entra Andrea e allora viene naturale andare in quel laboratorio magico dove orologi rotti tornano a battere e l’oro a brillare. «Io mi sono sempre occupato della parte degli orologi e Andrea di quella dell’oreficeria. Ognuno di noi si è specializzato, cercando di dare il servizio migliore ai clienti». Con i fratelli Coda negli anni dietro al banco di via Pietro Micca ha lavorato anche Gabriella, quando era sposata con Andrea. «L’abbiamo sempre vissuta fino in fondo come un qualcosa di famiglia la nostra attività. Per questo certo oggi spiace chiudere, ma come ho detto non lo facciamo “nascondendoci” dietro al non si lavora più. Di sicuro per noi molto è cambiato quando spostarono il mercato da piazza Martiri che a noi portava clientela anche dai paesi e quando aprirono Gli Orsi, ma la gente ci ha sempre riconosciuto capacità e qualità. E di questo possiamo andare orgogliosi» dice Alberto che oggi ha 65 anni, tre in meno del fratello. «L’età giusta», dice lui, «per salutare e soprattutto ringraziare tutti i nostri clienti. A loro, che ci hanno accompagnato per una vita, oggi va il nostro pensiero». Sono questi i titoli di coda, in un gioco di parole che profuma di storia per Biella, per un’attività che lì in quella via già sembra mancare.
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