«Mi accreditate la pensione o dovete portarmi via in manette». Protesta a lieto fine all'Inps

I protagonisti di questa storia (a lieto fine) sono un pensionato di 67 anni e gli uffici dell’Inps di Biella. L’uomo ieri mattina si è recato nella sede di via Tripoli per verificare se sarebbe arrivato nei termini il pagamento previsto per il primo settembre della sua pensione di agosto, che per un errore tecnico non era stata corrisposta.
Dopo aver chiesto di conoscere la sua situazione e avere scoperto che il pagamento dell’arretrato non sarebbe arrivato prima di ottobre, ha ritenuto che l’unica strada per ottenere attenzione fosse quella di prendere di petto la situazione. E così ha chiamato il nostro giornale e ha comunicato telefonicamente alle  forze dell’ordine che dagli uffici Inps sarebbe uscito solo con la certezza di avere la pensione accreditata il primo settembre oppure “avrebbero dovuto portarlo via in manette”. «Io lì fuori sono un numero, se resto qui dentro invece divento un problema e i problemi si cerca di risolverli» ha spiegato.
L’uomo, Massimo Mobili, ha chiarito la ragione della sua dura presa di posizione: «Ad agosto ci sarebbe dovuto essere il passaggio dall’Ape sociale (l’indennità erogata dall’Inps, a lavoratori in stato di difficoltà, che chiedano di andare in pensione al compimento dei 63 anni), alla pensione vera e propria. Ma il primo agosto non mi è stato versato alcun assegno. Ho chiesto quale fosse la ragione e mi è stato spiegato che si era verificato stato un errore tecnico, che dovevo avere pazienza e che a settembre avrei avuto una doppia mensilità. Poi questa mattina (ieri, ndr) ho scoperto che per un altro intoppo tecnico la mensilità sarebbe stata versata a ottobre...».
Un problema non da poco conto per Massimo e per sua moglie Neva. «Abbiamo dovuto ricorrere a un prestito per pagare delle scadenze, ora siamo in serie difficoltà» raccontano.
La coppia, di origini marchigiane, vive a Torrazzo da un anno: «Volevamo avvicinarci alle montagne del nord Italia. Avremmo voluto trovare una sistemazione in Valle d’Aosta ma i prezzi lì sono impossibili... così siamo arrivati in Piemonte».
Neva ha 61 anni, percepisce una piccola pensione, è in cura da tempo per una malattia molto seria, ma non ha perso la sua voglia di vivere e la capacità di combattere. Affianca il marito in questa “battaglia” con dignità. «Non abbiamo timore a mostrare la nostra faccia: abbiamo un problema e cerchiamo di risolverlo...».
Un po’ di polverone in effetti l’hanno alzato, semplicemente restando seduti ad aspettare nell’androne, raccontando la loro vita e le difficoltà incontrate al nostro giornale.
Le stesse cose devono averle dette anche ai responsabili dell’Inps che li hanno poi ricevuti. Tanto che la stessa direttrice Tania Balzani ha preso personalmente a cuore la situazione e grazie ai suoi collaboratori (la responsabile Nbss, Nucleo base di  Servizi standard Maria Cristina Cocco, il responsabile dell’Urp Gabriele Pisoni, la responsabile delle relazioni istituzionali e della segreteria di direzione Michela Frezzati) è riuscita a risolvere il problema. Il pagamento era slittato per una incomprensione tra uffici e banca.
Per Massimo e Neva una boccata di ossigeno dopo una mattinata iniziata male: «Inps ha mostrato il suo volto umano, è giusto riconoscere l’impegno delle persone che sono venute in nostro aiuto» hanno commentato.
E così il primo settembre il versamento dell’assegno mensile con la somma arretrata li aiuterà a far fronte a qualche incombenza e magari a ritrovare fiducia nella pubblica amministrazione.

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