
Primo maggio, su coraggio!
Una riflessione sulla festa dei lavoratori
Oggi, (ieri per chi legge) si è celebrata in (quasi) tutto il mondo la festa dei lavoratori e delle lavoratrici. Menziono le donne perché lavorano il doppio - a casa e nelle fabbriche o negli uffici - e guadagnano la metà, tenuto conto che il lavoro di cura, spesso, non è remunerato nemmeno con un grazie.
Le statistiche ci dicono che molti nuovi posti di lavoro sono stati creati un po’ ovunque. Bene ma non benissimo. Sono spesso contratti a termine, precari, part- time e mal pagati. Lavoro povero, in una parola. Le statistiche ci dicono anche che i lavoratori italiani sono tra i più stressati al mondo e hanno perso importanti posizioni nella classifica della produttività. Forse interrogarci sulla correlazione tra i due dati sarebbe un inizio.
Ma c’è un mondo del lavoro al quale spesso le celebrazioni non si rivolgono proprio: l’esercito delle partite iva.
Gente di cui la sinistra stenta ad accorgersi e a cui la destra non sa dare migliore risposta che chiudere un occhio sull’evasione fiscale.
Nessuna delle due è una soluzione.
Quelle delle partite iva, molte delle quali donne costrette a inventarsi micro imprenditrici, sono storie di fatica, di ansia, di notti insonni e di levatacce all’alba, sapendo di doversi inventare il fatturato anche quel giorno.
Sono storie di malattie fatte sul lavoro, di maternità fatte sul lavoro, di genitorialità portata sul lavoro, magari seguendo i figli mentre fanno i compiti in un retro bottega, di ferie trascorse a fare inventari e a ristrutturare aziende ed uffici.
Ma sono anche storie di grande passione e soddisfazioni per la propria attività, quale che sia.
Infine, consentitemi, ci sono le avvocate e gli avvocati. Vorrei condividere con voi le belle parole scelte dall’ avvocato Alberto del Noce, presidente delle camere civili, per fare gli auguri alla nostra categoria: ‘In un mondo che cambia, tra intelligenze artificiali, nuove economie e vecchie guerre che non si spengono, l’Avvocato resta un mestiere antico ed attuale. Un lavoro fatto di ascolto e parola, di studio e presenza. Un mestiere che non produce beni, ma custodisce diritti. Non vende cose, ma difende
equilibri. Il 1° maggio ci ricorda che anche l’Avvocatura è lavoro, spesso invisibile, sempre necessario. (È l’arte paziente del tempo speso per gli altri, delle ore di studio per prevenire i conflitti, delle notti in bianco a preparare memorie, delle udienze attese e dei silenzi che precedono una sentenza. In un tempo in cui si cercano guide e simboli – anche spirituali – e in cui la voce della Giustizia è spesso coperta dal rumore delle armi, l’Avvocato continua a credere nella forza del diritto come argine al disordine ed alla paura.…).
Chi indossa la toga sa che non bastano le norme, servono coscienza e coraggio. Servono donne e uomini che, anche senza clamore, ogni giorno lavorano per rendere la Giustizia un po’ più giusta.
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