Angelo Sacco lascia Confesercenti dopo 12 anni di presidenza

Commercio «E’ tempo che scendano in campo nuove energie, il futuro riserva sfide importanti. I conti sono in ordine e abbiamo uno staff giovane e vivace»

Angelo Sacco lascia la presidenza di Confesercenti biellese, dopo 12 anni di impegno nell’associazione che riunisce i commercianti del territorio.

«Credo sia tempo di lasciare ad altri l’incarico» spiega. «Il mio impegno avrebbe dovuto chiudersi dopo due mandati, ma al termine del secondo avevamo chiesto la possibilità di proseguire, in deroga, con il terzo per completare il progetto di trasformazione dell’associazione che con il mio gruppo di lavoro avevo iniziato negli anni precedenti. Ora c’è bisogno di nuove idee, di sensibilità diverse, per gestire il mondo del commercio in profonda trasformazione».

A garantire la continuità di quanto fatto ci sarà il direttore Davide Ferla.

«Ora chiudo il mio incarico e lascio la presidenza al mio vice Vittorio Giordano che traghetterà l’associazione fino al prossimo mese di marzo quando, come in tutta Italia, si procederà alle nuove nomine, in previsione dell’elezione del presidente nazionale di Confesercenti che si svolgerà a giugno 2026. L’associazione in questi anni si è ringiovanita, con personale nuovo, preparato e attrezzato per affrontare le nuove sfide» spiega ancora Sacco.

Oggi Confesercenti Biella può contare su una decina di addetti: sei dipendenti e quattro consulenti esterni specializzati nei diversi ambiti come il patronato, la ragioneria, la sicurezza...

«Speravo di concludere questa esperienza avendo terminato quanto mi ero prefissato. Gli impegni erano tanti, l’associazione 12 anni fa versava in condizioni economiche non felicissime. Posso affermare che il bilancio ora è in ordine e nel corso degli anni siamo riusciti a completare quanto ci eravamo prefissati» spiega ancora. «Tra i tanti progetti positivi mi viene in mente la creazione di Aigo, che riunisce 90 gestori di piccole strutture ricettive del territorio. Queste nuove attività sono andate a sostituire quelle che hanno subìto un forte ridimensionamento, ad esempio il gruppo dei benzinai, un tempo numerosi. Gli ambulanti dai 224 di qualche anno fa si sono ridotti a 160» continua Sacco. «Analoga situazione per i negozi di alimentari che però, dopo un calo importante, ora sembrano essersi stabilizzati. In generale le attività commerciali hanno registrato un calo, ma va anche rilevato che negli ultimi tre anni i numeri dei nostri associati sono rimasti invariati».

Un risultato non scontato in un contesto di contrazione generale.

«Molti esercizi hanno scelto di passare alla nostra associazione» spiega «anche perché hanno visto Confesercenti Biella sempre presente, con una buona propensione alla progettualità, con un legame forte e attivo con la città».

Uno degli impegni importanti è quello legato al Duc Distretto urbano del commercio. «Un buon riscontro è arrivato dall’iniziativa dei temporary store, che ha ottenuto un buon gradimento da parte dei cittadini. Era un progetto nato per rivitalizzare le zone centrali, ma anche per dare la possibilità alle attività commerciali di testare la validità di una presenza in via Italia. Alcune aziende hanno avuto interessanti risultati, altre meno. Ma speriamo che anche questo test possa dare sviluppi futuri».

«Un altro impegno che ci siamo presi riguarda ad esempio la partecipazione alle attività dell’Osservatorio del paesaggio, per quanto riguarda il futuro degli Ex Rivetti. E questo» continua «mi fa arrivare a una riflessione che vorrei lasciare: bisogna avere una visione globale di come vorremmo che fosse Biella. Un quadro complessivo che oggi l’amministrazione pubblica non sembra avere. Mancano persone in grado di guidare la trasformazione diventata indispensabile. Non basta vincere i bandi che permettono di finanziare nuove vetrine: certo, questo aiuta a migliorare l’impatto, ma non dà quella spinta necessaria a fare un cambio di rotta reale. Bisogna adeguare i trasporti, puntare sulla residenzialità, incrementare il turismo.La città per vivere ha bisogno di una trasformazione radicale. Servono progetti di alto livello: se non abbiamo chi è in grado di concepirli, cerchiamo qualcuno che lo faccia, paghiamolo. Vogliamo valorizzare la tradizione tessile? Allora chiediamo a chi è capace di farlo, di studiare un grande progetto evitando però le improvvisazioni».

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