
Economia & Società / Biella
Domenica 12 Ottobre 2025
Pasta Graziella, pronti per un 2026
di grandi progetti
La sfida di Alessandro Canova e Attilio Borrione
La pasta fresca chiusa a mano. E’ da lì che parte la piccola ma importante rivoluzione del pastificio Graziella. Una vetrina a vista come 50 anni fa, uno staff cresciuto a 11 persone (età media sotto i 40 anni) e due imprenditori alla guida Alessandro Canova e Attilio Borrione che dal 2018 puntano a dare continuità a un marchio che è ormai diventato sinonimo di tradizione e genuinità.
«A Quaregna abbiamo aperto il nostro secondo negozio nel 2020 e adesso guardiamo al 2026 con nuovi progetti» spiegano Borrione e Canova. «Ci conosciamo e siamo amici da quando eravamo ragazzi e oggi siamo diventati una squadra».
L’eco della pasta fresca made in Biella è ormai arrivato ben oltre i confini della provincia e naturalmente i social hanno dato un forte contributo a diffondere il messaggio agli estimatori della cucina di qualità. Fra gli affezionati clienti, per esempio, si annovera anche un parroco di Varese, che per Natale ordina di agnolotti in quantità da distribuire ai suoi parrocchiani.
Entrambi i partner arrivano da esperienze diverse Canova viene dall’hotellerie, e Borrione dal tessile.
«Abbiamo saputo che il pastificio era in vendita a causa della mancanza di passaggio generazionale e così ci siamo buttati in questa avventura. Per un anno abbiamo seguito Giuseppe, il vecchio proprietario, che ci ha trasmesso i segreti e le ricette alle quali siamo rimasti fedeli ma stiamo anche introducendo delle novità, la linea degli agnolotti fatti a mano e, in particolare, quella dei culurgiones sardi, è una di queste».
Proseguono: «Ci teniamo al legame con il territorio e alle produzioni locali alle quali abbiamo dato la preferenza : molti dei nostri ingredienti, dalla carne fino alle diverse farine, dai formaggi e fino alla verdura arrivano da qui. Perfino gli amaretti che in questa stagione mettiamo nei ravioli di zucca sono biellesi. Pensiamo da artigiani e a chi come noi ama l’eccellenza, e questa è stata una delle prime scelte che abbiamo messo sulla carta quando abbiamo rilevato l’attività».
L’arte dell’imperfezione, il «difetto» che rende unico e genuino il prodotto, le mani sapienti dei pastai che chiudono gli agnolotti uno a uno, sono il plus sul quale punta il pastificio. Ma perché da Biella pensare alla Sardegna? «L’estate ci ha fatto venire in mente un’idea. Volevamo creare qualcosa di nuovo e la Sardegna è stata quasi una scelta obbligata per avviare il nostro progetto pilota. Ci abbiamo messo settimane per arrivare alla piena soddisfazione, abbiamo poi testato i primi culurgiones con gli isolani biellesi per capire se avevamo centrato l’obiettivo, e questo è il primo di una serie di passi che faremo nei prossimi mesi».
«Legati da un tajarin» i due imprenditori guardano avanti; il business plan è tracciato per continuare a crescere con nuovi progetti, prodotti e nuovi spazi.
«Siamo biellesi e siamo orgogliosi di vivere qui. Dopo 7 anni la nostra intesa e l’esperienza si sono fatte più salde e vogliamo continuare a crescere, nel rispetto della tradizione e della qualità, ben inteso».
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