
Economia & Società / Biella
Domenica 21 Settembre 2025
“Polvere di stracci”,
le tinture del futuro
rispettano l’ambiente
Officina39 Si chiama Recycrom e piace ai grandi brand del lusso, da Vivienne Westwood a Stella McCartney Dai ritagli, gli enzimi prodotti nel laboratorio biellese
Potrebbe rivelarsi la più grande innovazione nel campo dei nuovi coloranti. Si chiama Recycrom™ e lo scelgono i brand della moda internazionale per tingere t-shirt e pantaloni e apporre il marchio sulle loro etichette. G-Star, Ovs, Pangaia, Vivienne Westwood, Tommy Hilfiger, Stella McCartney, H&M per citarne qualcuno, già lo hanno fatto.
C’è più di un motivo a rendere unico questo enzima: l’idea è nata ed è stata realizzata a Biella, mentre Andrea Venier, managing director di Officina39 si trovava davanti alla Venere di Stracci di Michelangelo Pistoletto. Perché gli stracci, o meglio ancora le fibre di scarto dei tessuti, attraverso un sofisticato processo produttivo messo a punto con la complicità di Simone Gaslini della Filatura Astro, vengono trasformati in una polvere finissima, utilizzabile come pigmento colorante su indumenti in cotone, lana, nylon o qualsiasi fibra naturale e mista. Un prodotto visionario, che ha richiesto un anno di progettazione condivisa con il Cnr Stiima di Città Studi, che parla di riciclo post e pre consumo, di innovazione, di possibilità di applicazione con metodi diversi.
Officina+39 è una divisione di Techna Italia, gruppo che con oltre trent’anni di esperienza nel campo dei prodotti chimici industriali, un trend in crescita sui fatturati, lavora al 90 per cento sull’export dal Bangladesh agli Usa dal Vietnam al Pakistan passando per l’India.
«Papà ha sempre lavorato nel settore della chimica tessile» racconta Venier. «Negli anni 80 si è messo in proprio. Nel frattempo, a 21 anni, era il ‘98, mi sono buttato nella mia prima impresa, la discoteca Mirò a Biella, che ho diretto per 7 anni. Cosa c’entra con la chimica? Nulla, ma quella è stata per me una sorta di palestra, un’azienda con un team e tutti i problemi di gestione che comportava. Nel 2008 ho deciso di dare una svolta alla mia carriera ed è nata Officina39. All’epoca un piccolo laboratorio, una sfida che voleva puntare all’innovazione sia per la parte applicativa che produttiva. Oggi Techna Italia conta una cinquantina di collaboratori e diversi team di commerciali in giro per il mondo».
Mentre Roberto Venier attraverso Techna Italia si è concentrato sulla nobilitazione del tessuto, Andrea ha scommesso sulla chimica legata al fashion dedicata al denim e all’abbigliamento casual progettando soluzioni che mirano a ridurre l’impatto ambientale.
«Tutti noi possediamo almeno un paio di jeans, una camicia o un giubbotto “stonewashed”. Fino a poco tempo fa per questo trattamento si usavano pietra pomice e acqua in quantità. In Officina39 abbiamo prodotto un enzima che, sostituendo un chilo di pomice con 50 grammi di questa polvere, dà gli stessi risultati senza consumare acqua e portando evidenti risparmi anche sul trasporto. Abbiamo messo a punto anche tinture che non usano manganese, elemento dannoso per l’ambiente quanto per l’uomo».
Il team lavora con gli uffici stile dei brand, accoglie designer in arrivo da tutto il mondo nello showroom alle porte della città, in un’esplosione di colori e di capi «demo» che raccontano tutte le possibilità di trattamento dei prodotti made in Biella. «Il laboratorio di ricerca e sviluppo è una parte del nostro lavoro molto importante: abbiamo creato una linea di prototipia»in grado di replicare tutti i processi della filiera con macchinari per le applicazioni a laser, le tinture senza acqua o i sistemi di nebulizzazione» prosegue Venier. In questi quasi vent’anni la reputazione di azienda tecnologica si è rafforzata anche grazie alle certificazioni che rendono la blockchain di un capo tracciabile e trasparente.
«Stiamo ragionando su progetti che il fashion system metterà sul mercato nel 2027/28. Il nostro è un lavoro sfidante ed è bello poter dialogare con gli “innovation team” delle grandi aziende della moda per offrire stimoli e recepire nuove soluzioni ed effetti particolari. L’obiettivo è preciso: rendere l’industria tessile un settore meno impattante per il nostro pianeta».
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