Smi, fotografia del tessile abbigliamento 2023

Tamborini: la politica non dà risposte sulla gestione dei rifiuti tessili Sul tavolo Ai, credito d’imposta e rinnovo contratto

Con un fatturato di 64,4 miliardi e una crescita sul 2022 del +3 per cento (+15 sul 2019) il tessile abbigliamento rialza la testa. La ripresa vale 112 miliardi complessivi con la Pelletteria e gli Occhiali, ma a tenere alto il vessillo della categoria, come ha spiegato ieri il presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini «ci sono oltre 41 mila aziende e 372 mila occupati, un comparto che è al secondo posto in Italia per importanza, con un peso positivo sulla bilancia commerciale di 10 miliardi e il 70 per cento di export».

E’ un quadro positivo quello tracciato da Smi. «I primi 8 mesi confermano la crescita con esportazioni dirette alla Francia in particolare (dove Biellese, Pratese e Comasco soprattutto, fanno riferimento ai grandi marchi mondiali) e alla Germania. Fino a giugno i risultati sono stati eccellenti ma poi abbiamo subito un rallentamento che con tutta probabilità interesserà anche i primi 6 mesi del 2024».

Dall’analisi emerge che per l’approvvigionamento di materie prime la totale dipendenza si conferma con la Cina che fornisce in pratica il 95 per cento della seta e buona parte del cashmere. Seguono il Vietnam e le Filippine.

L’attività istituzionale e sindacale della categoria che la federazione rappresenta non solo in Italia ma anche in Europa all’interno di Euratex dove ha una posizione da leader, prosegue nel solco dei mandati precedenti.

«Si sono aggiunti due elementi connessi fra loro. L’innovazione, che oggi è molto veloce e rilevante rispetto agli anni passati. Ci sono settori che hanno già modificato, e modificheranno, il modo di produrre. L’intelligenza artificiale avrà un ruolo importante, sicuramente cambierà la gestione del lavoro e la qualità del personale. Non possiamo rimanere fermi a 10 anni fa» ha proseguito Tamborini.

Sostenibilità e intelligenza artificiale

Sostenibilità è la seconda parola chiave, seppure ormai abusata. E il presidente su questo punto ha esternato le note dolenti. «Abbiamo investito due milioni sull’Epr (responsabilità estesa al produttore a fine vita del prodotto). Alla politica abbiamo chiesto più volte di assumere una posizione ma siamo ancora in attesa del decreto. Abbiamo colto l’occasione per ragionare su una filiera tessile alternativa e per far partire un consorzio che a tutt’oggi resta sospeso. L’Italia doveva applicare il decreto nel gennaio del 22, ma ancora non ci sono linee guida. La gestione dei rifiuti tessili è conflittuale: ciò che si ricicla o riusa ovviamente non finisce più in discarica e questo va a svantaggio dei termovalorizzatori che producono energia. E’ su questo bivio che i nostri legislatori si sono arenati».

Altro tema caldo è il Credito di imposta sui campionari: «Il classico pasticcio all’italiana. Sono state fornite delle applicazioni “interpretabili” e ora lo Stato ci dice che dovevamo usarle in altro modo. Sono in ballo 2 miliardi di euro e il tracollo del sistema imprese sulle quali gravano aspetti che vanno sul penale. Stiamo dialogando con i nostri esperti per arrivare a una corretta applicazione della norma».

La categoria attende intanto il confronto con i sindacati per il rinnovo contrattuale previsto nel 2024. «Dobbiamo usare questo elemento come strumento per attrarre i giovani, abbiamo bisogno di riportare le persone all’interno del sistema, attraverso la formazione di tecnici ma anche sul lavoro manuale, offrendo un’immagine nuova, quella di un settore dinamico e capace di bilanciare tempo libero e lavoro; che abbia inoltre una forte componente di welfare, già in parte concretizzata con la tutela della salute e l’assicurazione SaniModa».

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