
Economia & Società
Martedì 11 Marzo 2025
Un anno fa moriva Massimo Marchi
Ieri una messa a Pollone per l’imprenditore, scomparso in un incidente l’11 marzo 2024
Un anno fa, oggi, 11 marzo, se ne andava a 68 anni Massimo Marchi, vittima di un terribile incidente stradale che ne ha accomunato, tristemente, il destino e il ricordo a quello dello zio monsignore morto drammaticamente allo stesso modo una ventina di anni prima. Ieri sera una messa, voluta dai figli Vittoria e Giovanni e dalla moglie Patrizia, lo ha ricordato nella chiesa di Sant’Eusebio Prete a Pollone, il paese dove aveva abitato e costruito la famiglia.
Imprenditore tessile di successo, tra le innumerevoli cariche ricoperte, aveva messo a curriculum anche quella di presidente dell’Unione Industriale Biellese dal 1999 al 2001. Ma era solo una, appunto, di un elenco lungo gli anni che hanno scavallato, per via di cambiamenti ed evoluzioni, vere epoche industriali e in cui non ha mai perso la capacità di restare sulla breccia. Apprezzato per la sua competenza e i toni sempre lontani dall’essere enfatici, Marchi, che è stato presidente dell’Editrice il Biellese, ad un anno dalla morte non smette affatto di lasciare un vuoto incredibile in quel mondo imprenditoriale che lo ha visto protagonista trasversale e di successo per qualche decennio, così come tra i familiari e gli amici che conservano, dal canto loro, più il ricordo dell’uomo gentile, rispettoso, elegante, di tutto punto insomma. Certo uomo serio e pragmatico che sapeva distinguere le situazioni, dove i modi, misurati, lo portavano a essere abile conversatore e mediatore.
Recentemente la figura di Massimo Marchi è stata oggetto di un intenso ricordo nel corso della consegna del premio a lui intitolato agli studenti dell’Its Tam. Nell’occasione è toccato al figlio Giovanni, che aveva già ricevuto il testimone dell’azienda di famiglia Marchi & Fildi Group, rendere bene l’idea della visione del padre, capace di credere fermamente nell’importanza di investire sui giovani, i professionisti di domani: «La fiducia nelle potenzialità delle nuove generazioni era uno dei suoi valori». Nella stessa occasione la vice presidente della Regione Elena Chiorino ha parlato di «un imprenditore capace di lasciare un segno indelebile».
A lui verrà intitolato il polo di MagnoLab, una delle sue creature, una delle sue visioni. Resterà così anche un segno pratico e fisico a ricordare la sua lungimiranza e la sua capacità imprenditoriale e manageriale. Per tutto il resto dovrebbe funzionare il ricordo di chi lo ha conosciuto a vario titolo negli anni. Sufficiente a non dimenticarsi di un uomo dai tratti all’apparenza comuni, ma dalle qualità non facilmente rintracciabili. Un uomo e un imprenditore, un signore di stampo antico, ma di piglio moderno, che a un anno da una tragica fine terrena è doveroso, in qualche modo, pur con poche righe, celebrare.
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