PAROLE - Le luci della vetrina in centro città

Allora c’è vita. Il centro tanto bistrattato, ignorato e accantonato attrae ancora. Ce lo racconta una storia che si contrappone alle tante di chiusure e difficoltà. È quella dello store di Liabel che ha traslocato per spostarsi dentro ai confini cittadini più stretti. Una scelta che sicuramente ha le sue ragioni commerciali e che sembra una volta di più chiarire come in un cambio pur radicale di abitudini e metodi di fruizione degli acquisti, ci siano margini per far trovare spazio a qualcosa di nuovo in un’ottica che sembra essere più conservatrice, quasi d’antan.

Che centro e centro commerciale possano vivere assieme, evidentemente, diventa una sfida possibile del nostro tempo fatto, non dimentichiamolo, di ordini online e di consegne Amazon ad ogni ora della giornata. Come a dire, si può. O almeno si può provare a credere in un parallelo sostenibile in cui scegliere. Sostenibile certo per il cliente, con la speranza che possa esserlo anche per chi nelle attività investe, sia che si trovino ai bordi delle piazze o nella periferia.

La differenza, anche per un cambio d’abitudini, dovrebbe e potrebbe farla proprio l’offerta. E così, restando alla città, evidentemente andava letto l’entusiasmo generale che a fine estate aveva investito i taciturni cittadini biellesi e non solo per la riapertura di un locale storico come Ferrua.

Certo non sarà un negozio a dirci che cambierà tutto, perché tutto non potrà cambiare, ma solo andare avanti. E certo di fronte ad una riapertura magari tra qualche giorno racconteremo di nuovo di qualche chiusura. Resta però la sensazione con le luci accese di una vetrina che anche il centro abbia qualcosa da dire e da dare. Per la gente e con la gente.

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