PAROLE - Quando la pena può davvero rieducare

Ha fatto discutere la decisione della Corte d’Assise di Parma di autorizzare Chiara Petrolini a sostenere l’esame di Criminologia all’Università di Parma. Per chi non lo ricordasse Chiara Petrolini è la 22enne che si trova agli arresti domiciliari da un anno circa con l’accusa di aver ucciso due neonati da lei partoriti e di averli poi seppelliti nel giardino della villetta di casa.

La notizia ha naturalmente scatenato una teoria infinita di commenti, ma come spesso succede in queste vicende dividersi in due schiere finisce per essere troppo semplicistico e riduttivo. Constatato che l’istruzione è un diritto per qualsiasi individuo (come la vita, in fondo), indipendentemente da un eventuale crimine commesso, resta aperta più di una riflessione. Non tanto, appunto, sul negare a questa ragazza la possibilità di accedere a corsi ed esami, che finirebbe per essere forse una versione troppo semplicistica e volgare della giustizia, ma sull’essere di fronte, con quegli studi, al senso più consono di rieducazione legato alla pena.

Ecco non mi perderei a commentare o insultare, ma in questo caso solo a sperare che quel corso in Scienza dell’Educazione e quell’esame in Criminologia, che tanto si intrecciano con la sua vicenda e certo un po’ stridono di fronte agli atti compiuti, servano a Chiara Petrolini per intuire meglio la portata di quel che ha fatto. E comprendere che ogni azione scellerata deve avere la sua pena commisurata. In attesa del processo, resterei molto più perplesso di saperla libera piuttosto che laureata.

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