Gestione dell’acqua: è paralisi totale

La Conferenza dell’Autorità d’ambito non prende nessuna decisione e rinvia tutto al 31 gennaio. Presidio dei sindacati che invocano un gestore pubblico

Sul rinnovo delle concessioni per la gestione idrica è paralisi totale. La riunione di oggi pomeriggio della Conferenza dei delegati dell’Autorità d’ambito Egato-2, che avrebbe dovuto approvare il bilancio, votare il piano d’ambito e decidere come procedere per assegnare la nuova concessione fino al 2053, scegliendo tra l’affidamento “in house” a una società pubblica, una gara europea aperta a tutti e una soluzione mista, alla fine ha alzato bandiera bianca. Nessuna di queste decisioni è stata infatti assunta per impossibilità a trovare un accordo tra i sostenitori del mantenimento della gestione in mano pubblica e quelli che invece (soprattutto nell’area vercellese) preferirebbero la soluzione mista. Addirittura, per quanto riguarda il bilancio di previsione, ne sono stati predisposti due: uno di tipo ordinario e un altro nel caso in cui si dovesse verificare l’ipotesi del commissariamento dell’Autorità d’ambito. Soluzione, quest’ultima, che appare sempre più probabile, vista l’assoluta incapacità da parte di Egato-2 di procedere in qualche nodo a risolvere il problema. Il presidente dell’Autorità, il sindaco di Biella Claudio Corradino, ha quindi rinviato tutto al 31 gennaio, un mese dopo la scadenza della concessione attuale. Per potere differire a quella data la discussione, si chiederà alla Regione, a cui spetta il compito di decidere sul commissariamento, di considerare quella di ieri la prima convocazione e quella di gennaio la seconda, con un’evidente forzatura dei regolamenti, visto che in apertura di seduta alcune decisioni di ordinaria amministrazione sono state votate. Come noto, infatti, la seconda convocazione è possibile solo quando la prima è andata deserta.

Intanto per oggi è prevista la prima riunione del tavolo tecnico, al quale i gestori, quelli pubblici consorziati in BCV Acque e quello misto, Asm che comprende i Comuni vercellesi e la multi utility Irem come socio privato di maggioranza, insieme all’Autorità d’ambito cercheranno un accordo che possa portare a una soluzione del problema. Ed è proprio su questo accordo che gli amministratori di Egato-2 fanno affidamento per arrivare a fine gennaio e procedere finalmente all’assegnazione della (o delle, se si terranno separati gestori e territori) concessione trentennale. Sconsolati i commenti dei sindacalisti, che Corradino aveva ammesso come uditori alla riunione arrivando alla sede dell’ente a Vercelli dove era stato organizzato un presidio: «Viste le premesse, non ci aspettavamo granché, ma è andata anche peggio di quanto temevamo. Oggi si è manifestata un’assoluta incapacità di decidere».

La giornata era iniziata con il presidio organizzato dai sindacati e guidato dai rappresentanti regionali Paolo Parodi della Filctem Cgil e Luca Burzio della Uiltec Uil e da Caterina Viscuso, della segreteria del Piemonte orientale della Femca Cisl; con loro anche alcuni rappresentanti biellesi: il segretario della Cgil Lorenzo Boffa Sandalina e la responsabile della Femca Barbara Piva

«È da parecchio tempo che seguiamo questa vicenda» hanno detto intervenendo al presidio i tre esponenti del regionale. «La legge Galli, che dettava le regole per il rinnovo concessione risale al 1994. È una storia un po’ grottesca. Un anno fa, dopo mesi di insistenze finite nel nulla, siamo riusciti ad incontrare i vertici dell’Autorità d’ambito. Ci hanno spiegato il ventaglio delle varie possibilità di procedere alla nuova assegnazione, ma senza assumere posizioni a favore dell’una o dell’altra, ma poi non è successo più nulla».

I sindacalisti non riescono a capacitarsi di questo indecoroso nulla di fatto: «Le amministrazioni che sostengono chi governa l’Autorità dicevano in tutte le sedi che l’acqua deve rimanere pubblica, ma questa presidenza non è stata in grado di produrre una sintesi coerente con questo orientamento. Solo BCV Acque, la società consortile che punta ad un affidamento “in house” della gestione ci ha dato delle garanzie, sulla qualità del servizio, sulla tutela degli utenti e sui 300 posti di lavoro dei dipendenti dei gestori attuali, sottoscrivendo in proposito un protocollo d’intesa con noi. Ora rischiamo il commissariamento, con la scelta affidata alla Regione, in un clima di estrema incertezza per futuro dei lavoratori. Che oltretutto operano in un settore, quello dei servizi di pubblica utilità, molto delicato, tant’è che oggi abbiamo svolto un presidio e non una mobilitazione, che deve sottostare alle norme della legge 146 del 1990 per non pregiudicare i diritti dell’utenza».

Il nulla di fatto di ieri, per i sindacalisti «significa che oggi qualcuno ha fatto un’operazione politica scegliendo di non scegliere e optando per soluzione che non sarà governata», anche se «non esistevano problemi politici, visto che il territorio dell’ambito è governato a largha maggioranza dali centrodestra».

Martedì sul nostro giornale il deputato biellese Roberto Pella, vicepresidente vicario dell’Anci aveva parlato di esposti alla Corte dei Conti e alla magistratura ordinaria nel caso di un colpo di mano con l’acqua pubblica. «Noi non abbiamo elementi per avallare questa eventualità, alla quale altrimenti avremmo già fatto ricorso. Ma c’è la sensazione che in questa vicenda ci sono stati soggetti che hanno avuto un ruolo che rispondeva a determinati interessi».

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