Alta Valle Cervo. Rinasce la Bürsch, con le antiche maestrie

“I pianetini che dalla Pila vediamo sospesi a varie altezze nel firmamento della Valle, gravitano appunto attorno al piccolo sole di Campiglia.” Così Massimo Sella descrive il panorama visto dal piazzale antistante il cimitero di Oriomosso. “Altri paesi e specialmente Rosazza l’hanno superata in ricchezza e appariscenza, ma una madre non si duole d’essere eclissata dalle figlie. Campiglia resta per sempre oltre che il centro storico, il centro geografico della Valle.”

Unica al mondo
Domenica scorsa ho fatto il mio ristoro di mezzogiorno - pane, salame e toma locale – comodamente seduto sul muretto dello stesso piazzale. Non ho riempito la pancia, ma gli occhi sì. La Mologne erano lontane, ma con lo sguardo cercavo le pietre del Rivetti. Fatica inutile, sono uguali a quelle attorno. Tra Banda vèia e Banda sulìa conto 24 cantoni, a cominciare dalle case di Romani sotto ai miei piedi, a finire con quelle di Montesinaro, le più lontane. Non credo ci sia al mondo una valle così. Magnifica nella sua aspra architettura montana, quanto straordinaria in quella residenziale. Alle borgate che si fan coraggio unendo a schiera le case (non ce ne sarebbe bisogno, tanto sono solide…), si alternano palazzi e ville, anche con giardini a terrazze, come quello di Villa Piatti. Quanta maestria in ogni angolo di strada, nelle iscrizioni su di una fontana o su di un masso, come negli stipiti di pietra che coronano porte e finestre, non uno uguale a un altro.

Selciati d’arte
Provo a raccontare la mia giornata. Sono partito con una breve passeggiata dalla Balma all’Asmara lungo la sponda destra del Cervo, rientrando alle cave con un percorso alto, toccando Magnani.
Potrebbe essere questo un percorso perfetto per Salute in Cammino, il progetto di benessere sociale che sto portando avanti con l’ASL di Biella.
Salutato il monumento ai Picapére inaugurato nel 2013 e l’altro “monumento” poco sopra, il grande masso portato dalla piena del 5 giugno 2002, ammiro diversi affreschi e decorazioni ottocentesche sulle case alla Piana, scopro le pietre colorate sulla “spiaggia” del torrente e un torchio abbandonato prima di arrivare al ponte dell’Asmara.
Il ritorno parte dal Circolo Valet ma prima di Magnani ho un dubbio: se rientrare con la Strà dal Nos o con la Strà dal Muntrücasch. Scelgo la seconda strada che passa per la Truna, sotto le ville di Magnani. E faccio bene, perché quel tratto di percorso a scendere verso la Balma è uno dei più belli che io conosca. Una galleria a scalini che non ti aspetti, lunga e buia a causa del contrasto con la luce esterna. Poi a seguire una discesa meravigliosamente pavimentata, larga 160 centimetri - sempre precisi - con i tornanti che si direbbero disegnati pietra per pietra da un artista selciatore.
Riparto dal fondovalle con la bella “traversa” pedonale tra la Balma e Rialmosso, passando per il ponte di legno sul Rio Males, nuovo di zecca.

Conosci il legno?
A Rialmosso pensavo di non fermarmi e alla fine ci sono rimasto quasi un’ora per colpa di un cartello che diceva “Conosci il legno? Il legno è vita!” Incuriosito, mi ritrovo al Nuovo Circolo Rialmossese ad ascoltare Gianguido Frassati che mi illustra storie sul legno che ignoravo, mentre lavora con scalpello e mazzuolo. La sua mostra è aperta sabato e domenica fino all’11 agosto. Nella stessa giornata ci sarà il Mercatino tra le vie di Rialmosso, dove troverete anche i lavori in lana di Piera Oddone, che tiene un laboratorio di tessitura qui e al Ricetto di Candelo.
Riparto per Oriomosso, passando accanto alla settecentesca macina in pietra per la canapa, restaurata a cura del DocBi. Recuperata l’auto, la mia giornata nella Bürsch continua con un gelato al Parco Ravere di Piedicavallo e quattro passi verso Rosei.

Sinergie museali
Dopo questa “vasca” lungo il torrente, ne ho fatta un’altra a Rosazza, girando a naso in su tra le sue perfette stradine e finendo come sempre alla Casa Museo a salutare Gianni Valz Blin e le Valette an Gipoun, con Daniela Casale a coordinare animazione e laboratori. Quest’anno la Casa Museo dell’Alta Valle Cervo ha fatto una positiva sinergia tra i siti museali di tutta la valle, coinvolgendo a Sagliano la casa natale di Pietro Micca, a Miagliano il Lanificio Botto, a Pralungo S. Eurosia l’atelier dei Perino e a Ronco Biellese l’Ecomuseo della Terracotta. Si sono organizzati eventi musicali, teatrali, passeggiate e visite guidate, laboratori. Di questa sinergia ne ha beneficiato anche il Santuario di San Giovanni Battista, dove continua l’emozionante mostra su Maria Callas, che con le immagini e con la sua voce riempie da sola le bianche sale del complesso. A proposito di voci, sabato 3 agosto (domani) si potrà sentire anche quella del sottoscritto, non certo per cantare ma per presentare il libro sui Cammini Storici del Piemonte. Alle ore 18, sempre a San Giovanni, nel salone del ristorante.

Internet e dintorni
A cosa si deve tutto questo fervore di iniziative nella Bürsch, con tanta gente in valle non soltanto per cercare il fresco del torrente? Di nuovo c’è un corretto uso di internet da parte dei comuni (si veda ad esempio www.piedicavallo.com), la Casa Museo è “sbarcata” su Instagram e da tempo su Facebook, dove sono molto attive anche le altre realtà della valle.
Stanno nascendo nuove strutture di ospitalità, anche con la tipologia dell’albergo diffuso, con l’uso attento degli antichi edifici, nelle borgate più belle della valle. Sta già succedendo a Oretto di Campiglia, ci sono altri progetti a Montesinaro e a Rialmosso. Ad impegnarsi sono giovani della valle e “foresti” particolarmente lungimiranti.
Se posso dire la mia, ora servirebbe una maggiore visibilità al di fuori dell’area biellese, ad esempio usufruendo di altri portali turistici come www.visitaltopiemonte.com. Anche di questo si parlerà domani nella mia presentazione a San Giovanni.

SOCIETE’ ANONYME DE CONSOMMATION

Località Pila-Gressan (AO) tel. 339 5355644
Questa settimana vi porteremo a Pila, località che siamo più abituati a frequentare d’inverno sulle piste da sci. Ed è proprio lungo il percorso di una di queste, la Nouva, che si trova il ristorante La Societè, ad un’altitudine di 2230 metri. Ristorante e non rifugio, anche se una sapiente ristrutturazione ha saputo preservare in toto le caratteristiche esterne di una baita di montagna. Partendo dal parcheggio principale del paese il locale è raggiungibile a piedi in circa 45 minuti, se si affronta il percorso più diretto, oppure con un’ora e mezzo di cammino se si vuole fare una passeggiata lungo la poderale e anche qualche deviazione per ammirare il paesaggio. Collocato di fronte ad un piccolo laghetto con una bellissima vista sull’intera conca di Pila, ha un bel dehor dove pranzare e un vasto prato con sedie a sdraio sulle quali prendere il sole. Il personale è prevalentemente femminile e veste un’elegante divisa, mentre in un angolo defilato, direttamente sul fuoco di una vecchia stufa da cucina, un signore con un grembiule sta cuocendo dentro un vecchio paiolo di rame una profumatissima polenta: antico e moderno si compendiano benissimo. Da un vasto menu scegliamo: un tagliere di salumi e formaggi con marmellate e miele, una pasta con pomodorini, capperi e crema di acciughe; una zuppa di cereali; una ricottina con mirtilli; un trancio di trota di Lillaz su crema di prezzemolo e piselli e infine le verdure grigliate con tomino e prosciutto crudo.  La qualità delle materie prime è indiscussa e si accompagna a porzioni consistenti: è un bel mangiare. Come dessert abbiamo scelto una zuppetta di cioccolato bianco con frutta di stagione, una spuma di zabaione con pan di spagna biscottato, scaglie di cioccolato e fragole e un caffè Gourmand, cioè l’espresso 4810 con crostatina di frutta fresca, panna cotta al cacao, tiramisu alla nocciola, cremino alla menta e gianduia, tartufo e macaron.  Una bella carta dei vini e numerosi calici proposti in abbinamento con il dessert completano il quadro della nostra visita. Con caffè e bevande abbiamo fatto un ottimo pranzo in quota con un conto di circa 30 euro per persona.

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